Nessuna parte della tesi dottorato della ministra della Funzione, Marianna Madia, è stata copiata: nemmeno in quelle 35 di 94 pagine della tesi (al netto di bibliografia, figure e tabelle) – titolo: “Essays on the Effects of Flexibility on Labour Market Outcome” – ritenuti qualche mese fa dal Fatto Quotidiano “pressoché identici a quelli presenti in altre pubblicazioni”.
Per chiarire la questione, la Scuola Imt di Alti Studi di Lucca, dove la ministra Madia aveva conseguito il dottorato, lo scorso settembre aveva incaricato la Società Resis S.r.l. perché esaminasse l’eventuale copiatura.
La società ha esaminato la tesi e ha redatto relazione finale, “rilevando il grado di originalità della tesi alla stregua dei criteri di valutazione propri dello specifico settore accademico”, si legge in un comunicato stampa pubblicato il 30 ottobre dalla stessa Imt di Lucca.
“La relazione inoltre giudicava positivamente le procedure adottate dalla Scuola Imt nel seguire e valutare la tesi e il percorso dottorale della candidata”, sottolinea la Scuola universitaria toscana.
Che spiega ancora: “Nel mese di ottobre, la relazione di analisi pervenuta da Resis veniva trasmessa integralmente al Comitato dei Saggi (nominati lo scorso mese di aprile ndr), che ne validava la serietà e la qualità dei risultati e riscontrava un alto grado di accuratezza nella ricostruzione dei fatti e di precisione e dettaglio nel considerare i punti critici”.
Il Comitato dei Saggi concludeva che il direttore della Scuola, nel recepire la relazione finale di Resis, ha svolto pienamente e in totale trasparenza il compito di accertare i fatti contestati e di collocarli nella giusta cornice organizzativa e culturale”.
Il caso, almeno da parte del Comitato dei Saggi, a questo punto è chiuso. Dando anche ragione alla difesa della ministra Madia: “Non sta a me giudicare la qualità del mio prodotto, ma sono molto sicura della serietà del metodo. Di certo ogni fonte utilizzata è stata correttamente citata in bibliografia”
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