Come era facilmente prevedibile i nodi della tesoreria unica per le scuole stanno arrivando tutti quanti al pettine.
E anche l’apparato ministeriale se ne sta accorgendo e cerca di correre ai ripari.
E’ di questi giorni, per esempio, una circolare dell’USR del Piemonte con cui si forniscono consigli e suggerimenti alle scuole.
Colpiscono alcuni passaggi della circolare in cui si evidenziano problemi e difficoltà che già da tempo avevamo segnalato ma sui quali il Ministero non era ancora intervenuto.
L’Usr del Piemonte, per esempio, ammette che in molti casi le scuole hanno ricevuto dalle banche offerte molto onerose per la gestione del conto anche se in altri casi non si va al di là dei 600 euro annui (e in alcuni casi il servizio viene offerto addirittura a costo zero).
Tutte le banche, però, chiedono una commissione variabile da 1 a 3 euro per ogni mandato di pagamento emesso (una scuola di medie dimensioni emettere in un anno non meno di 2-300 mandati di pagamento).
E allora ecco i consigli dell’Usr per le scuole: interpellare il maggior numero possibile di istituti di credito e non limitarsi a quelli che operano sul territorio prossimo all’istituzione scolastica.
Ma, soprattutto, la sede piemontese del Ministero suggerisce alle scuole di rivedere il capitolato-tipo predisposto dal Miur che – si legge nella circolare – “per il suo carattere generale, contempla una serie di servizi e di criteri di valutazione che potrebbero non essere rilevanti per le specifiche esigenze della singola istituzione scolastica”.
Il problema maggiore, però, deriva dal fatto che “l’inclusione delle istituzioni scolastiche nel regime di tesoreria unica fa venir meno la possibilità per le banche di investire il denaro depositato e ricavarne una remunerazione, che pertanto si riduce all’interesse corrisposto dalla Banca d’Italia per le giacenze presenti sul sottoconto fruttifero, mediamente piuttosto esigue” .
C’è davvero da chiedersi come sia possibile che questi problemi non siano stati tenuti in considerazione fin dall’inizio dai tecnici di viale Trastevere i quali, anzi, avevano addirittura previsto che le scuole avrebbero potuto ottenere consistenti vantaggi grazie a un contratto di sponsorizzazione con l’istituto cassiere.
Adesso, a distanza di mesi, la verità emerge in tutta la sua evidenza: le banche non solo non sono disponibili a sponsorizzare ma richiedono alle scuole un cospicuo compenso per il lavoro che devono svolgere.
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