Lo scorso 8 aprile non pochi fra gli allievi del liceo scientifico dove lavoro, a Pinerolo, hanno affrontato i test d’ingresso all’università. Il disagio gra gli insegnanti è evidente e ampio: chi non troverebbe difficoltà a programmare verifiche in una classe in cui un terzo degli allievi è interessato ad altro? Inoltre, nessuno di noi vuole penalizzare i ragazzi, che, in effetti, sono i primi ad essere colpiti dalla scelta dell’anticipo dei test, poiché si trovano nelle condizioni di non poter preparare bene né l’esame di stato, nè il test d’ingresso. Francamente, chi lavora in una quinta superiore non può. a mio parere, non chiedersi “cui prodest”, a chi o a che cosa serve tale anticipo. Sarà fatto per risparmiare? ma in che modo? oppure per facilitare l’iscrizione presso altre facoltà di chi non superasse il test? in ogni caso, non vedo motivi “didattici” nell’anticipo, mentre sono molti i motivi che suggeriscono di tornare a programmare i test, se non a settembre, almeno a luglio, dopo la fine dell’esame di stato. Un anticipo dei test potrebbe avere senso, forse, se si pensasse ad un quinto anno “orientante”, ossia tale che il ragazzo potesse già scegliere un’opzione e seguire insegnamenti differenziati, nel numero di ore e nel programma, delle diverse discipline, ma dato che la situazione non è questa, mi pare che l’anticipo sia assolutamente negativo, anche perché – e non è l’ultima motivazione – contribuisce a svilire ulteriormente il significato e il valore dell’esame di stato. Avrei piacere di conoscere l’opinione di colleghi su questo punto.