Mi chiamo Lucrezia Maddaluni. Sono una studentessa oggi in quinta liceo dell’istituto “Licei Giovanni da San Giovanni”, di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo.
Come altre migliaia di studentesse e studenti di quarta superiore, lo scorso anno mi sono cimentata nel test di ammissione per la facoltà di Medicina, che per la prima volta è stato aperto anche a chi frequenta il penultimo anno delle superiori.
Ho preparato tutto con il solo aiuto di alcune lezioni organizzate dal mio liceo ma senza poter frequentare i costosi corsi privati di preparazione al test, appannaggio degli studenti più facoltosi, segno che il primo elemento di discriminazione nella istruzione di questo paese è sempre economico, ancor prima che burocratico.
È stata una preparazione dura durata un anno, complessa anche perché complesse erano le regole decise dal ministero per il Tolc Med; eppure partecipando ad entrambe le sezioni di test consentite (pagando chiaramente per due volte la tassa di accesso) sono riuscita in particolare alla seconda occasione a ottenere un punteggio finale, detto equalizzato per il meccanismo stabilito, molto lusinghiero: 68.38 punti.
Il punteggio ottenuto, in base ai risultati dello scorso anno dovrebbe consentirmi di accedere a qualunque facoltà in Italia, ma al contrario degli studenti di quinta, che hanno potuto subito registrarlo, come studente di quarta ho potuto solo “metterlo in cassaforte” in attesa di poter quest’anno inserirlo nella graduatoria.
Peraltro con un punteggio così alto non mi sono preoccupata di preparare anche i nuovi test, che comunque avrei dovuto ripagare, e mi sono concentrata sullo studio scolastico e sull’esame di maturità.
Capite dunque lo sconforto nell’apprendere dalle notizie dei media di questi giorni che le previste modifiche ai test di ingresso di medicina per questo anno, dovute a una enormità di ricorsi, non hanno al momento previsto una tutela per chi come me dalla quarta ha già superato l’esame; per lo più lasciandomi pochi mesi per una eventuale nuova preparazione in vista dei prossimi test.
Faccio dunque un appello pubblico che nelle nuove regole sia previsto il riconoscimento della valutazione già ottenuta da chi ha già sostenuto l’esame; non si può infatti cambiare in corsa le regole del gioco, non si può sanare alcuni contenziosi creandone altri (perché è indubbio che una mancanza di tutela dei nostri diritti darebbe origine a nuovi ricorsi e richieste di risarcimento).
Voglio precisare che sono favorevole al superamento del numero chiuso all’accesso universitario, però non si può continuare a improvvisare e fare giochi di prestigio su una materia così delicata; servono aule, servono professori, serve un accesso universale e economicamente sostenibile al mondo universitario, oggi proibito dal costo delle tasse, dei libri e degli alloggi per studenti.
Soprattutto sarebbe opportuno che una tale attenzione mediatica e politica fosse spostata in buona parte sullo stato decadente del sistema sanitario pubblico, schiacciato dalla carenza di investimenti (quelli promessi duranti il Covid sono rimasti illusori) e dalla tendenza a delegare sempre più servizi al sistema privato, così che chi ha i soldi può curarsi mentre tutti gli altri restano stretti nel giogo delle liste di attesa; posso dire tutto ciò in virtù di una madre e di un nonno infermieri, di un fratello già studente di medicina e di una zia dottoressa a Firenze, precaria e costretta a lavorare a partita Iva per il blocco dei bandi pubblici.
Chiaramente oggi scrivo per far valere i diritti di chi ha superato l’esame, per le altre battaglie in difesa della sanità pubblica ci siamo e ci saremo.
Lucrezia Maddaluni
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