Le competenze hanno scalzato le conoscenze, obiettivi specifici di apprendimento hanno sostituito i programmi ministeriali e i test a risposta multipla hanno preso il posto dei quesiti a risposta ragionata e argomentata. Sono in molti a pensare che questo sia uno dei mali della scuola dell’autonomia.
Sostenere che le competenze siano più importanti delle conoscenze è una colossale stupidaggine, infatti non può esistere una competenza se alla base non esiste una profonda conoscenza dell’argomento studiato. Ritenere che la conoscenza sia soltanto l’imparare a memoria qualcosa e invece la competenza sia il possedere e il sapere utilizzare in vari contesti un argomento studiato è profondamente sbagliato.
Conoscenza è un termine il cui significato etimologico deriva dal latino e ancor prima dal greco, assumendo il concetto di apprendimento coll’intelletto. Acquisire conoscenza dei contenuti di uno studio, significa comprendere l’argomento e discernere con intelligenza l’utilità ricevuta da tali informazioni.
Competenza invece è un termine che nel linguaggio didattico ha assunto, negli ultimi anni, un’importanza fondamentale per l’insegnamento. Lavorare nella didattica per competenze avrebbe lo scopo di consentire allo studente di “competere” ovvero di orientarsi da solo e dirigersi autonomamente rispetto a quanto appreso.
Purtroppo nessuno dice, creando un’illogica diatriba tra conoscenze e competenze, che la didattica basata sulle conoscenze e i contenuti programmatici è la base primaria per acquisire una qualche competenza. In buona sostanza non esistono competenze se alla base non ci sono le conoscenze degli argomenti studiati. In matematica non puoi utilizzare con competenza i logaritmi, i radicali, le derivate o gli integrali se non li “conosci”.
Parlare di programmi ministeriali è ormai un lontano ricordo e chi pensa che sarebbe meglio ritornare a programmi uguali da Trieste a Trapani, è ritenuto un eretico farneticante. Con l’autonomia scolastica le scuole costituiscono, all’interno dei propri dipartimenti, i programmi annuali da svolgere prendendo spunto dallo schema di regolamento recante le indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali, tecnici o professionali.
Questa autonomia produce programmi diversi in tutte le scuole sulla base delle scelte autonome fatte dagli organi collegiali o dalle relative articolazioni che dovrebbero garantire precisi obiettivi di apprendimento.
Sono in tanti a rimpiangere i canonici programmi ministeriali, ormai sostituiti dalle suddette linee guida dei percorsi di insegnamento.
Infine c’è la valutazione che si è molto modificata negli anni. Adesso, molto spesso, si valuta sulla base di test a risposta multipla o comunque su test poco argomentativi. Il modello Invalsi ha preso la scena ed ha preso il posto delle classiche prove strutturate.
Ma siamo proprio sicuri che questo modo di valutare accerti il reale e veritiero valore dello studente?
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