Parte da Bologna la battaglia dei genitori contro le prove Invalsi: con un lungo documento un gruppo di genitori delle scuole bolognesi prende posizione contro la rilevazione degli apprendimenti degli alunni che le scuole dovranno attuare nelle prossime settimane.
I motivi che stanno alla base della protesta riguardano proprio il merito delle prove, considerate estranee alla pratica didattica delle classi.
Non piace ai genitori bolognesi neppure la scheda di contesto che le segreterie deve compilare e che contiene tra l’altro informazioni su nazionalità, livello di istruzione e occupazione dei genitori, orario settimanale della classe frequentata, frequenza o meno dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia.
“Nessun dirigente o insegnante si permetterebbe di sottoporre gli studenti a questionari senza autorizzazione dei genitori – sottolineano i firmatari del documento riferendosi poi al questionario in cui gli alunni stessi devono indicare disponibilità di libri o di aiuti per i compiti a casa – ma per i test INVALSI ciò avviene e gli stessi dirigenti lo accettano”.
In realtà la protesta su questo aspetto non è del tutto fondata in quanto i dati in questione sono normalmente già noti alla scuola che, proprio in base alle norme sulla privacy, è del tutto autorizzata a trattare per scopi istituzionali (peraltro se i dati sulla professione dei genitori non sono noti le segreterie possono benissimo indicare che il dato “non è disponibile”).
E’ vero invece che quest’anno il meccanismo è un po’ diverso da quello dell’anno precedente, quando la corrispondenza fra test, questionario, dati di contesto e nominativo dell’alunno era noto solamente alla scuola che peraltro aveva l’obbligo di distruggere dopo qualche tempo gli elenchi degli alunni che permettevano di ricostruire il profilo di ciascuno.
Quest’anno la scheda-alunno viene compilata on-line (in tal modo – spiega l’Invalsi – le scuole non dovranno reinserire i dati i prossimi anni) e in effetti non è molto chiaro dove fisicamente i dati siano depositati.
Un altro punto critico che i firmatari sottolineano è l’ “assoluta mancanza di informazione alle famiglie”; “dei test – osservano i genitori – non ci sono mai stati comunicati il contenuto, le modalità esecutive e le finalità, al contrario di quanto avviene normalmente per tutte le attività programmate dagli insegnanti e dalla scuola”. Ma, a dire il vero, bisogna ricordare che negli anni passati l’Invalsi aveva anche predisposto dei modelli di comunicazione da inviare alle famiglie proprio per illustrare caratteristiche e funzioni della rilevazione.
Senza contare poi che i genitori firmatari si dichiarano del tutto contrari all’uso dei test per distinguere fra scuole buone e meno buone.
La conclusione è scontata: i firmatari propongono di non autorizzare i propri figli alla rilevazione degli apprendimenti che avrà inizio il 10 maggio e mettono a disposizione anche un modello di richiesta da indirizzare al dirigente scolastico e ai docenti della classe.
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