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Test Invalsi in inglese nella scuola primaria, rete va in “tilt” tra le proteste degli studenti

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Al via le prove Invalsi per i bambini della V elementare che si sono cimentati, per la prima volta in assoluto, con la prova in Inglese, suddivisa in ascolto e lettura.

Il 9 maggio le classi II e V sosterranno le prove Invalsi di Italiano; l’11 maggio le prove invalsi di Matematica.

Le classi campione sono 1440 e coinvolgeranno 28.326 studenti; le classi non campione sono 28.333 e gli studenti coinvolti 533.444, per un totale complessivo di 29.773 classi e 561.770 studenti.

Fino alle ore 8,50 – da quanto si è appreso dallo stesso Istituto per la  valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione – ci sono  stati alcuni rallentamenti nella distribuzione dei file audio contenenti  la prova da scaricare a causa dell’elevatissimo traffico sulle pagine  del sito Invalsi.

“Grazie alla collaborazione di tutti – spiega l’Invalsi – la congestione sulla rete è stata superata e le prove si  sono svolte regolarmente”.

 

Non mancano le proteste

L’Unione degli studenti ha annunciato una mobilitazione, dal 7 maggio, dentro e fuori le scuole, con la campagna ‘Se sbagli sei fuori!’ che ha l’obiettivo dichiarato di non compilare le prove e di cancellare l’Invalsi.

“Se il Miur elogia l’innovazione di queste novità, gli studenti subiscono la repressione che questo meccanismo innesca – spiega Francesca Picci, coordinatrice dell’Unione degli studenti – Negli scorsi anni il boicottaggio di massa dei test a crocette ha lanciato uno scomodo segnale al Ministero dell’Istruzione, mettendo in luce la forte contrarietà della scuola nei confronti di un sistema di valutazione parziale e dannoso, che valuta solo nozioni e che riproduce le disuguaglianze tra Nord e Sud del Paese e tra scuole ‘più innovative’ e scuole ‘più arretrate’ – conclude Picci – una valutazione prepotente del merito che mira a escludere chi rimane indietro e a premiare chi si trova già in una posizione privilegiata, promuovendo l’impostazione neoliberale del ‘mercato’ della formazione, dove non si promuove la cooperazione ma si alimenta la competitività”.