Attualità

Test Invalsi: secondo molti costano troppo e non servono; ma per Cgil, Cisl e Uil l’Istituto produce dati di grande rilevanza scientifica

Continua, nei social, la polemica contro l’Invalsi di una parte consistente del “mondo della scuola”.
“Le rilevazioni dell’Invalsi costano troppo, bisogna smetterla di spendere il denaro pubblico per test che non servono assolutamente nulla”: è la frase che si legge con sempre maggiore frequenza ogni volta in cui si affronta l’argomento.
Così è capitato proprio nelle ultime ore dopo la presa di posizione del segretario generale di Uil Scuola Giuseppe D’Aprile.
E come accade ogni volta che si ricorda che anche alcune parlamentari di Fratelli d’Italia come Ella Bucalo e Paola Frassinetti stanno chiedendo la cancellazione delle prove Invalsi, misura che farebbe risparmiare svariati milioni di euro.

Ma la questione non è così semplice come appare perché per parte loro i tre sindacati del comparto ricerca (Cgil, Cisl e Uil) hanno ribadito già da tempo che “i dati, così come i risultati delle altre molteplici attività di ricerca dell’Ente, sono il frutto del lavoro del personale dell’Istituto”.
“Un personale – sottolineano i sindacati – composto per circa un quarto da dipendenti a tempo determinato.  I precari dell’INVALSI continuano ad assicurare con competenza, responsabilità e passione un contributo fondamentale a tutte le attività scientifiche, tecnologiche, amministrative, per le finalità istituzionali e per gli specifici progetti nazionali e internazionali dell’Ente. Se l’Istituto produce strumenti e dati di interesse pubblico e rilevanza scientifica sul sistema educativo per il Paese, lo deve anche al loro lavoro quotidiano”.
“Le lavoratrici e i lavoratori dell’INVALSI – concludono i sindacati – esprimono preoccupazione per il proprio futuro e chiedono nuove risorse per stabilizzare tutti gli aventi diritto e prorogare contratti in scadenza nei prossimi mesi, al fine di rendere l’Ente più forte e stabile, riconoscendo e valorizzando le professionalità acquisite in questi anni”.

Reginaldo Palermo

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