I test per entrare alla facoltà di medicina non piacciono, specie alla luce della carenza di medici di cui soffre il sistema sanitario. La protesta monta da più parti. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, nel giorno dei test di accesso per Medicina, contesta: “Mai come quest’anno il sistema del numero chiuso si rivela superato, inutile e lesivo dei diritti degli studenti e degli utenti del servizio sanitario, comportando tra l’altro uno spreco di milioni e milioni di euro considerate le spese che devono affrontare i candidati per sostenere le prove nelle varie città e per la preparazione ai test di ingresso: proprio per tale motivo il Codacons fornirà assistenza legale agli studenti che vorranno proporre un ricorso collettivo al Tar del Lazio contro i test di accesso a medicina 2022”.
Ma non tutti sono d’accordo con la posizione del Codacons. Sul numero chiuso, Guido Quici Vicepresidente CIDA (Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato) e Presidente della Federazione CIMO-FESMED (medici del SSN), commenta: “Il problema della carenza di personale sanitario non è causato dal numero chiuso, ma dal numero insufficiente di contratti per le scuole di specializzazione in medicina e delle borse di studio per i corsi di formazione in medicina generale. Un problema affrontato dal Ministro Speranza negli ultimi due anni con l’aumento significativo delle borse, che consentirà progressivamente di risolvere la carenza di medici. L’abolizione della selezione all’ingresso delle Facoltà di Medicina e Chirurgia è quindi una proposta miope. Il prossimo Governo dovrà assicurare un numero di posti adeguato al reale fabbisogno, abolire il tetto di spesa sul personale che impedisce le assunzioni e migliorare le condizioni di lavoro per bloccare la fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale”.
Ricordiamo ad ogni modo che dall’anno prossimo non ci sarà più il test d’ingresso unico per la facoltà di Medicina, ma un percorso che potrà iniziare anche al quarto anno di liceo, dove gli studenti potranno cimentarsi con il test più volte per poi entrare in graduatoria con il risultato migliore, un annuncio arrivato direttamente da Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca.
Tra le critiche più diffuse quella relativa alle modalità di selezione, i quiz a risposta multipla, sui quali ha un peso eccessivo la fortuna. In proposito, lo studio romano di avvocati Consulcesi, promotore di un flashmob contro il numero chiuso (definito una iniziativa “antisfiga” per sensibilizzare e portare l’attenzione sulla necessità di rivedere il processo di selezione dei medici), nella persona del presidente Massimo Tortorella, argomenta: “Troviamo inaccettabile che sia la fortuna a determinare il destino di questi giovani studenti e, di conseguenza, il destino del nostro prezioso Servizio sanitario nazionale. Sappiamo che dal prossimo anno ci sarà la riforma, ma al momento sul nostro portale i candidati continuano a chiederci supporto, ci dicono di essere spaesati, di non avere garanzie su quello che succederà”.
Una protesta non solo romana, ma che attraversa l’Italia, da Torino a Catania, da Genova a Palermo. Nel capoluogo siciliano, i giovani del Laboratorio studentesco autonomo hanno dato vita a un sit in davanti all’ingresso della facoltà, guidato dallo striscione La pandemia l’ha dimostrato, il numero chiuso va cancellato. E ancora: La pandemia non ha insegnato nulla. Stop ai test d’ingresso. È questa la scritta su uno degli striscioni appesi di fronte l’edificio 19 di viale delle Scienze.
“Due anni di pandemia – spiega Giovanni Castronovo al megafono – dovrebbero aver dimostrato a tutti quanto il nostro sistema sanitario sia inadeguato: mancano i fondi, la strumentazione e soprattutto il personale sanitario. Eppure, invece di investire per garantire un sistema sanitario che sia davvero pubblico ed efficiente, in grado di aiutare chi sta male e non può permettersi di andare a curarsi nelle cliniche private, ci ritroviamo ancora con il numero chiuso che ogni anno impedisce a più di 50 mila aspiranti medici di esercitare il proprio diritto allo studio per poi garantire a tutti il diritto alla salute. A Palermo quest’anno sono disponibili 475 posti a medicina: una miseria, che costringerà migliaia di ragazzi a iscriversi in altre facoltà, a emigrare o addirittura a non frequentare l’università”.
E non è il solo ostacolo: “Ogni anno più di 15000 laureati in medicina sono costretti a sottoporsi all’ennesimo test, che impedirà a più di 3000 di loro di specializzarsi”, dice il comitato studentesco. “Con strutture fatiscenti o che mancano del tutto, malati lasciati in barella nei corridoi per mancanza di spazio, file assurde nei pronto soccorso e liste d’attesa infinite, mentre i medici e il resto del personale sanitario sono stati costretti a fare i tripli turni, o a essere richiamati nonostante la pensione durante la pandemia, come si può pensare di mantenere il numero chiuso? Servono nuovi medici giovani in grado di tenere aperti i reparti e i presidi sanitari quartiere per quartiere, paese per paese”, aggiunge Dario Palazzolo del Laboratorio studentesco autonomo.
A Catania i ragazzi del Fronte della Gioventù Comunista (FGC) hanno protestato contro il numero chiuso alla Cittadella Universitaria. “Dal 2010 ad oggi – sottolinea una nota della FGC – più di170 presidi ospedalieri (15%) e 800 poliambulatori sono stati chiusi in tutto il Paese”. Nonostante le numerose dichiarazioni di esponenti politici in campagna elettorale, non c’è promessa che tenga: tutti i principali partiti, di ogni colore, sono complici del collasso del SSN. Così anche quest’anno più di 65.000 studenti parteciperanno ai concorsi per le facoltà di Medicina e Chirurgia con la speranza di essere in quello scarso 20% che riuscirà a entrare”.
Il sottosegretario alla salute Andrea Costa sta con gli studenti: “Noi Moderati proponiamo di abolire il test di medicina perché riteniamo sbagliato delegare il concetti di meritocrazia ad un semplice test“. Lo ha detto a margine della visita alla clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Ed è qualcosa che suona estremamente familiare agli aspiranti docenti di scuola che in questi ultimi mesi si sono sottoposti ai quiz a risposta chiusa per accedere alla delicata professione di insegnante. “Dobbiamo dare la possibilità ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze di avere questa opportunità – ha spiegato il sottosegretario – e magari alla fine del primo anno far proseguire il percorso a chi ha raggiunto gli obiettivi mentre gli altri potranno fare scelte differenti. Delegare tutto a un semplice test di ingresso credo non sia segno di un Paese al passo con i tempi, soprattutto in un momento come questo, dopo due anni di una pandemia che ci ha mostrato come la carenza di personale medico sia una problema al quale si deve dare una risposta, e rivedere il numero chiuso nelle facoltà credo sia un punto di partenza”.
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