Si parla ancora, e incessantemente, delle modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina in Italia. Dopo numerosi ricorsi e l’indagine di qualche mese fa in merito domande vendute in anticipo su Telegram o dagli stessi corsi di preparazione, ci sono delle novità.
Come riporta Il Corriere della Sera, le prossime prove Tolc, il Test online Cisia che prevede l’accesso selettivo a distanza, previsto dalla riforma dell’ex ministra Cristina Messa che erano previste per febbraio, slittano ad aprile e maggio. Ma la novità principale è che le domande del test saranno “pescate” da una banca dati “aperta e pubblica” di migliaia di quesiti che il Cisia, il consorzio interuniversitario per i sistemi integrati di accesso, sta predisponendo in tutta fretta in queste settimane.
Gli studenti dunque, prima del test, potranno esercitarsi sui quesiti e, se fortunati (ma la probabilità resta scarsa), potranno anche rispondere ad alcuni quesiti che si ritroveranno davanti il giorno della prova. Un po’ come avviene per l’esame della patente.
La struttura della prova dovrebbe restare quella sperimentata lo scorso anno: novanta minuti per rispondere a 50 quesiti di comprensione del testo, biologia, chimica e fisica, matematica e ragionamento. Dovrebbero poter partecipare anche gli studenti del quarto anno delle scuole superiori come lo scorso anno. Quanto agli studenti che avevano fatto il test nel 2023 essendo al quarto anno, il ministero sta studiando la possibilità per far valere comunque la loro prova. Il decreto della ministra dell’Università Annamaria Bernini è atteso nelle prossime settimane con tutti i dettagli.
Ad inizio settembre, mentre venivano pubblicate le graduatorie relative ai test per l’accesso alla facoltà di Medicina in base ai risultati delle prove svolte negli scorsi aprile e luglio, è scoppiato un vero e proprio scandalo. Secondo lo studio legale Leone-Fell & C. c’è stato chi ha pagato migliaia di euro per iscriversi a un corso di preparazione che permetteva di conoscere in anticipo le domande del test. Ad altri è invece bastato trovare il gruppo giusto su Telegram e versare appena 20 euro.
A differenza degli scorsi anni, quando il test avveniva in un unico giorno, quest’anno gli esami si sono svolti in più giorni e in due diverse sessioni: una ad aprile e una a luglio. Il problema, secondo gli avvocati, è che le domande di aprile sono state ripetute a luglio.
La faccenda ha avuto una conseguenza ovvia: “Sono nate chat, gruppi su Telegram, gruppi delle scuole di preparazione che invitavano ragazzi usciti dall’esame a postare domande appena ricevute — spiega l’avvocato Leone — Quindi le domande sottoposte a migliaia di persone che sono state esaminate ad aprile sono state inserite in una banca dati. Quindi condivise, vendute e disponibili per luglio”.
“Bisogna considerare — prosegue — che molte scuole di preparazione ai test di ammissione, beneficiando di un gran numero di iscritti, hanno accumulato dai propri membri una vasta quantità di quesiti e hanno persino organizzato apposite lezioni mirate alla spiegazione delle domande già note. Sono stati agevolati i più furbi, i più fortunati o chi aveva la possibilità di pagare per conoscere in anticipo le domande. Il Cisia si è accorto tardivamente del problema e abbiamo le prove che i suoi rappresentanti sono entrati nei gruppi social per controllare che questa condivisione di domande non avvenisse, ma era già fuori controllo”.
La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha avviato una procedura d’indagine per fare luce sulla vicenda. Come riporta Fanpage.it, i vertici della Conferenza dei rettori italiani (Crui) e il Cisia, il consorzio che si occupa di organizzare e gestire i test Tolc sono stati convocati dalla ministra. Ecco le parole del dicastero: “Sarà nostra premura dare certezza alle graduatorie, tutelare tutti gli studenti che si sono sottoposti ai nuovi test e garantire l’ordinato svolgimento dell’anno accademico. Stiamo effettuando dei controlli per evitare ricorsi che causerebbero un danno inaccettabile a tutti gli studenti”.
Nel caso in cui venissero riscontrate criticità nello svolgimento del test, il Ministero assicura che non esiterà a intraprendere le opportune azioni a tutela della comunità studentesca. Ma l’avvocato Francesco Leone, che ha denunciato la vicenda, si dice scettico e, anzi, addossa la colpa proprio al ministero. “Dal Ministero hanno chiesto chiarimenti, ma sono proprio loro ad aver previsto questa situazione da bando: è evidente che non conoscano il testo del documento o che vogliano scaricare un po’ le responsabilità”.
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