“Così si rischia di far implodere le facoltà”, dicono rettorati e i consigli delle principali facoltà di Medicina italiane. Il Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, ha chiesto un confronto, mentre molti presidi di facoltà denunciano l’incapacità degli atenei di poter sopportare una mole così grande d’iscrizioni. Infatti 63 mila sono stati gli studenti che lo scorso 8 aprile hanno sostenuto i quiz per occupare solo 10.551 posti nelle 37 facoltà di Medicina italiane dove mancano aule, professori, risorse economiche. Impossibile sarebbe allora per le università tornare al passato, senza test e senza sbarramenti e quando la percentuale di abbandoni tra gli anni Sessanta e gli Ottanta superava il 40%, mentre oggi è di circa lo 0,1%. Ma non bisogna nemmeno dimenticare il rischio dell’aumento dei disoccupati medici, giacché le Scuole di specializzazione non riescono a sopportare più di quattromila studenti ogni anno. Nelle grandi linee la proposta del ministero sarebbe di non abbandonare completamente le selezioni, ma posticiparle con i test al secondo anno o alla fine del primo, necessari per valutare la preparazione degli studenti e individuare quelli più meritevoli. Nello stesso tempo si vorrebbe, per evitare collassi, spostare tutte le materie specialistiche al secondo anno e lasciare al primo quelle che possono essere seguite dagli studenti anche in altre facoltà che ogni anno hanno un numero d’iscritti inferiore rispetto alle offerte di aule e didattica, come Biologia, Chimica, Fisica, Farmacia e Matematica.
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