Università e Afam

Test Medicina venduti, la ministra Bernini apre procedura d’indagine: “Stiamo controllando per evitare ricorsi”

La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha avviato una procedura d’indagine per fare luce sulla vicenda relativa alle domande dei test per l’ammissione alla facoltà di Medicina vendute prima dello svolgimento di una delle sessioni dagli stessi studenti o da scuole di preparazione.

Le rassicurazioni del Mur

Come riporta Fanpage.it, i vertici della Conferenza dei rettori italiani (Crui) e il Cisia, il consorzio che si occupa di organizzare e gestire i test Tolc sono stati convocati dalla ministra. Ecco le parole del dicastero: “Sarà nostra premura dare certezza alle graduatorie, tutelare tutti gli studenti che si sono sottoposti ai nuovi test e garantire l’ordinato svolgimento dell’anno accademico. Stiamo effettuando dei controlli per evitare ricorsi che causerebbero un danno inaccettabile a tutti gli studenti”.

Nel caso in cui venissero riscontrate criticità nello svolgimento del test, il Ministero assicura che non esiterà a intraprendere le opportune azioni a tutela della comunità studentesca. Ma l’avvocato Francesco Leone, che ha denunciato la vicenda, si dice scettico e, anzi, addossa la colpa proprio al ministero. “Dal Ministero hanno chiesto chiarimenti, ma sono proprio loro ad aver previsto questa situazione da bando: è evidente che non conoscano il testo del documento o che vogliano scaricare un po’ le responsabilità”.

Una scuola di preparazione avrebbe posto il proprio logo nel file

Ecco le parole dell’avvocato: “Abbiamo iniziato i nostri accertamenti già dalla primavera. Con noi, sono in molti ad aver colto questa occasione: dopo i primi test di aprile, i ragazzi hanno iniziato a condividere le domande nei gruppi Telegram o, addirittura, ad organizzare dei veri e propri data base su Google Drive. Documenti anche stampabili, per avere i quali ragazze e ragazzi più volenterosi si sono fatti pagare anche 20 euro”.

“E non mancano le scuole: ne esistono alcune che si sono vantate di aver mandato i propri tutor a svolgere il test per raccogliere le domande. Una, in particolare, ha raccolto le domande e ha messo il proprio logo nel file che ha messo a disposizione dei propri studenti”, ha aggiunto, raccontando qual è il fatto più grave.

Non è la prima volta che si verificano irregolarità in test di questo genere: “Quasi ogni anno ci sono delle illegittimità. Ma mai come quest’anno la procedura è stata irregolare. Lo spazio per le irregolarità è stato disposto proprio dal ministero e dal bando stessi. Entrambe le sessioni potevano essere sostenuti dalle stesse persone e fin dal bando era lampante che la banca dati di domande in entrambe le prove sarebbe stata la stessa. Molti studenti si erano già riuniti intorno a gruppi Telegram o scuole di preparazione”, ha concluso il legale.

Redazione

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