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Test per l’accesso a Scienze della formazione primaria: ci siamo

Mancano solo pochi giorni al test di ammissione per Scienze della formazione primaria: lunedì 15 settembre si svolgerà, infatti, la selezione per accedere ad uno dei 5.399 posti disponibili.

Ce la farà chi avrà superato almeno la prova con 55 punti su 80. Che corrisponde ad una percentuale del 70% di risposte corrette. Per un massimo di 10 punti si potrà contare però anche sul bonus delle certificazioni linguistiche.

L’agenzia Ansa ha riassunto i punti principali di questa selezione per diventare docenti della scuola primaria.

80 QUESITI IN 150 MINUTI – I candidati dovranno rispondere in 150 minuti a 40 domande di competenza linguistica e ragionamento logico, 20 di competenza letteraria, storico-sociale e geografica e 20 di cultura matematico-scientifica. Per potersi iscrivere al corso, però, si dovrà raggiungere un punteggio di 55 su 80. Questo vuol dire che se anche ci fossero meno ammessi rispetto ai posti disponibili, il corso partirebbe ugualmente. Una piccola consolazione nella modalità di valutazione: nessuna penalizzazione sarà inflitta in caso di risposta sbagliata.

BONUS LINGUISTICO – La votazione è integrata in caso di possesso di una Certificazione di competenza linguistica in lingua inglese di almeno Livello B1 del “Quadro comune Europeo di riferimento per le lingue”, rilasciata da Enti Certificatori riconosciuti dai governi dei paesi madrelingua. Il punteggio extra varia a secondo del livello di cui si è in possesso, da un minimo di 3 punti fino a un massimo di 10 per chi è a livello C2.

QUALE FUTURO? – La carica di futuri insegnanti, quindi, sta per iniziare la propria marcia. Ma quale futuro aspetta questi giovani candidati? Nella riforma del premier Renzi sulla Buona Scuola sono tante le novità che riguardano direttamente il corpo docenti. Prima tra tutte quella relativa al percorso di abilitazione, finora articolato in più strade. “Serve – si legge – un’unica procedura di abilitazione, unica per tutti, basata sulla combinazione di due ‘momenti’. Il primo momento riguarderà la formazione vera e propria, e quindi il periodo universitario”. È previsto, quindi, un biennio di specializzazione, dopo il quale ad attendere i quasi abilitati ci sarà un semestre di tirocinio in una scuola. A decidere sulle effettive capacità dell’aspirante docente la scuola stessa, che alla fine del tirocinio darà giudizio positivo o meno per l’abilitazione.

Alessandro Giuliani

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