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Test psico-attitudinali per diventare ds. E perchè non per docenti, infermieri e medici?

Sulle interessanti proposte di molti lettori in merito al concorso per dirigenti scolastici (proposte riprese anche da noi in un recente articolo) vale la pena fare un approfondimento.

Test psicoattitudinali per reclutare i ds

Una delle idee che più di altre sta andando per la maggiore anche nel dibattito in rete è quella di utilizzare test o prove psicoattitudinali per selezionare più accuratamente i dirigenti scolastici.
Di per sé non è una idea troppo bizzarra anche perchè molte aziende già lo fanno.
Si tratta però di capire se un modello del genere possa essere applicato agevolmente al concorso per dirigenti scolastici.

Intanto si tratta di capire cosa si intenda esattamente per testo attitudinale: se lo si pensa come un test in cui si deve “crocettare” la risposta migliore per ogni domanda, i dubbi sulla sua utilità sono davvero tanti.
Facciamo un esempio banale.
Se la domanda è “Come sono i tuoi rapporti con i colleghi di lavoro” e se le risposte possibili sono

  1. Abbastanza normali
  2. Buoni con i colleghi con cui vado d’accordo
  3. Complicati soprattutto con i colleghi “difficili”
  4. Molto collaborativici sarà mai qualcuno che darà una risposta diversa dalla numero 4?

Test o colloqui mirati con personale esperto?

E’ del tutto ovvio che, per indagare accuratamente le “attitudini” a svolgere un lavoro complesso e delicato come quello del dirigente scolastico sarebbe necessario un vero e proprio colloquio con personale qualificato (psicologi clinici, esperti di psicologia del lavoro e di cultura organizzativa) per capire se effettivamente il candidato dispone delle caratteristiche giuste per rivestire il ruolo di “leader educativo”.  Ed un colloquio del genere non può risolversi in una rapida chiacchierata di 30 minuti.
Un team di tre esperti potrebbe riuscire a mala pena ad esaminare in una giornata una mezza dozzina (o poco più) di candidati. Non c’è bisogno di calcoli complicati per capire che, per selezionare 30mila candidati con questo metodo, occorrerebbero mesi e mesi di lavoro, senza considerare i costi spropositati che sarebbe necessario sostenere.
E senza tenere conto che, comunque, un accertamento accurato sulle competenze tecniche in ambito amministrativo, organizzativo e pedagogico sarebbe pur sempre necessario.

I rischi

Ma c’è un’altra obiezione: siamo sicuri che un meccanismo di questo genere, in cui molto verrebbe affidato alla valutazione degli “esperti”,  non verrebbe censurato perché si presterebbe a “favoritismi” di qualche genere?

Con questo non vogliamo certamente dire che l’attuale sistema di reclutamento sia ottimale, anzi: in questi mesi sulla inaffidabilità della prova preselettiva è stato scritto molto e anche con argomenti più che condivisibili.
Pensare però di risolvere il problema del reclutamento dei dirigenti affidandosi a colloqui psico-attitudinali ci sembra francamente piuttosto improponibile.
Anche perché, a questo punto, bisognerebbe pensare a strumenti analoghi anche per tutte quelle altre professioni ad alto contenuto relazionale (insegnanti, ma anche educatori, infermieri e, perché no, persino medici).
L’ipotesi, insomma, è certamente suggestiva, ma – almeno a parere di chi scrive – poco praticabile.

Reginaldo Palermo

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