A due giorni dall’avvio della somministrazione dei test sierologici, su base volontaria, dei docenti e di tutto il personale scolastico, dai medici di base arrivano delle resistenze a svolgere gli esami: secondo l’agenzia Ansa, alcuni medici di famiglia infatti hanno timori a praticarli nei loro studi medici perchè, sostengono, non vi sarebbero sufficienti misure di sicurezza per svolgerli.
Secondo il Sindacato medici italiani – che rappresenta circa 8 mila medici tra ospedalieri, di famiglia e guardie mediche – saranno numerosi i medici di famiglia che preferiranno non effettuare i test al personale scolastico.
“Il nostro – spiega Pina Onotri, segretario generale dello Smi – è un no motivato: non vorremmo si replicasse quello che è successo negli ospedali o nelle Rsa. Non tutti gli studi medici sono strutturati in modo tale che siano sanificabili e lì dove ci fossero dei positivi, il medico dovrebbe stare in quarantena e lo studio conseguentemente rimarrebbe sarebbe paralizzato”.
Ora, ammesso che abbia ragione, la risposta del sindacato appare tuttavia un po’ tardiva, visto che i test dovrebbero essere somministrati tra meno di due giorni e i medici di base dovrebbero già averli ritirati presso le Asl di competenza.
Il sindacato ricorda anche l’alto numero di dipendenti da gestire. Ogni medico di famiglia ha in carico circa 1.500 pazienti e laddove ci sono studi con più medici, si arriva a oltre 10 mila pazienti;. Oltre che dai medici di medicina generale, i test possono essere eseguiti presso la Asl competente per il territorio.
“La sanificazione dello studio del medico di famiglia – afferma Ludovico Abbaticchio, presidente dello Smi – deve essere carico del sistema sanitario e così deve avvenire con lo smaltimento dei rifiuti, che attuando i test deve avvenire quotidianamente. Insomma, ci devono essere dei criteri minimi di garanzia e sicurezza. Perchè non fare questi test nelle strutture preposte, le Asl o nelle stesse scuole? Siamo disponibili in tal senso”.ì
Insomma, l’avvio dei test seriologici, che da lunedì 24 agosto saranno a disposizione in tutte le regioni (tranne nel Lazio e in Toscana dove sono già partiti), sembra procedere con più di una difficoltà.
Il Protocollo sulla sicurezza per il rientro a scuola a settembre, sottoscritto d inizio agosto dal ministero dell’Istruzione con i sindacati, prevede di ““attivare la collaborazione istituzionale con il Ministero della Salute, il Commissario straordinario e l’Autorità garante per la protezione dei dati personali, affinché si dia l‘opportunità di svolgere test diagnostici per tutto il personale del sistema scolastico statale e paritario, incluso il personale supplente, in concomitanza con l’inizio delle attività didattiche e nel corso dell’anno, nonché di effettuare test a campione per la popolazione studentesca con cadenza periodica”.
Il test sierologico potrà essere proposto al personale (agli alunni solo a campione) già dalla metà di agosto (dopo che fine luglio si è anche conclusa la “gara” per l’aggiudicazione della mega-commessa da due milioni di kit sierologici). Si tratta, dunque, di un’opportunità – seppure caldamente consigliata da istituzioni e medici – e non di una imposizione.
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