In questi giorni sono partite le somministrazioni dei test sierologici al personale scolastico, in vista della riapertura scuole del 14 settembre.
Se in alcuni territori le operazioni stanno procedendo piuttosto bene, in altri ancora no, con anzi ritardi dovuti ai kit per i test non ancora recapitati agli studi medici. Senza contare il grande rimbalzo di responsabilità sul tema.
Abbiamo anche riportato il dato fornito dalla Fimmg, Federazione dei medici di medicina generale, che ha rilevato come al momento il 30% del personale scolastico si rifiuterebbe di effettuare il test sierologico.
“Fate il test sierologico”
E sulla scorta di questo dato, arrivano diversi appelli che invitano docenti e Ata a recarsi presso lo studio del proprio medico di base ed effettuare il test sierologico. Fra i principali promotori di questo appello c’è l’Associazione nazionale presidi: “docenti e non, presidi e personale scolastico tutto facciano il test, anche se non è obbligatorio, come noi avevamo invece chiesto“, – dice Rusconi, dell’Anp Lazio, aggiungendo: “E’ importante che lo facciano, per un senso di responsabilità morale e civile, e anche, direi soprattutto, per la tutela degli studenti e delle famiglie e di tutta la comunità scolastica”.
Anche il presidente nazionale dell’associazione presidi Antonello Giannelli, si unisce all’appello, ricordando che “non c’è alcun rischio ed è a tutela di tutta la comunità scolastica”.
L’invito ad effettuare il test sierologico viene anche dall’economista Carlo Cottarelli, che tramite un tweet lancia un messaggio rivolto in special modo agli insegnanti: “Cari insegnanti, fate un lavoro essenziale, siete poco pagati e poco aiutati. Grazie per quello che fate. Ma oggi il Corriere dice che un terzo di voi non vuol fare i test sierologici. Non so se è vero, ma, se lo è, ripensateci per favore. Li fanno i medici, perché voi no? Grazie“
Ma non tutto dipende dalla volontà di docenti e Ata
In realtà i problemi legati ai test sierologici non dipendono esclusivamente dalla volontà di docenti e Ata: infatti abbiamo già scritto sul ritardo di alcune Regioni, tanto che ancora in moltissimi casi i medici di quei territori non hanno nemmeno il kit per il test sierologico.
Anche Giannelli, tuttavia, riconosce che il numero delle adesioni mancate va però letto anche alla luce dei ritardi delle Regioni che ancora in alcuni casi non stanno somministrando i test: “C’è da dire però che qualche regione manca di organizzazione – sottolinea Giannelli – ho ricevuto segnalazioni di medici di famiglia che non hanno ricevuto alcuna istruzione in materia dalle regioni. Sembra che manchino anche coordinamento ed organizzazione nell’effettuare questi test“.
E poi, sappiamo anche del rifiuto da parte di una fetta di medici di base che si si sottraggono a somministrare il test per la mancanza di misure di sicurezza nei propri studi medici.
In effetti sono tanti i lettori che in questi giorni ci hanno segnalato di non aver potuto fare il test sierologico proprio a causa del rifiuto del proprio medico.
Il test doveva essere obbligatorio?
Il test sierologico per docenti e Ata doveva essere obbligatorio e non facoltativo. Sono in molti che puntano anche su questo aspetto che, in un certo senso, potrebbe fare la differenza per il ritorno a scuola a loro modo di vedere. Lo stesso Rusconi dice infatti che “già un mese fa avevamo lamentato il fatto che i test per docenti e personale scolastico fossero su base volontaria” e “avevamo espresso la necessità che per una maggiore tutela e sicurezza sarebbe stato meglio fossero obbligatori“.
In realtà l’Anp aveva proposto il test sierologico anche agli studenti dal triennio in poi, “data la loro frequenza della movida la sera, ma no siamo stati ascoltati“, conclude Rusconi.
Infine, ricordiamo la presa di posizione del coordinatore del Comitato tecnico Scientifico Agostino Miozzo, che nel corso dell‘audizione in Commissione Cultura alla Camera si è concentrato proprio su questo aspetto: secondo Miozzo i test sierologici dovevano essere obbligatori e non facoltativi, ma per farlo bisognava intraprendere un percorso normativo. Tuttavia, il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico ha evidenziato che “nel corso dell’anno scolastico abbiamo immaginato ci siano dei cluster, dei campioni sia per docenti che per gli studenti“.