“Da padre non trovo scandaloso un ceffone, ma il problema è molto più complesso di come il ministro lo vuole rappresentare, perché non abbiamo bisogno di una società che punisce i ragazzi, ma di una società che insegna ai ragazzi le regole”. Così replica Dario Nardella, sindaco di Firenze, rispondendo ai giornalisti sul commento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che sul caso della maestra colpita in un istituto primario di Coverciano con una testata da un bambino di appena sette anni.
“Nessuno gli insegna come si deve stare al mondo”.
Abbiamo bisogno di una società, un contesto sociale che educhi, ha sottolineato il sindaco di Firenze, “per questo vogliamo, ad esempio, l’educazione alla cittadinanza come materia con voto obbligatorio in tutte le scuole. Perché molto spesso i nostri ragazzi fanno delle cose sbagliate semplicemente perché nessuno gli insegna come si deve stare al mondo”.
La scuola si raccordi con le famiglie
“Quindi, quando un ragazzo sbaglia, chiediamoci se la famiglia e la scuola hanno fatto tutto quello che dovevano fare perché questo ragazzo non sbagliasse”, ha concluso il primo cittadino di Firenze.
Su quest’ultimo punto, comunque, anche Salvini sarebbe senz’altro d’accordo: i “ceffoni” di cui parla il vicepremier potrebbero essere intesi come un gesto estremo, da contrapporre alla mancanza totale di trasmissione di valori ed insegnamenti proprio da parte dei genitori. E su questo la scuola, sul raccordarsi con le famiglie (quando sono collaborative), può sicuramente fare molto.