Nel corso della sua audizione odierna davanti alle Commissioni cultura di Camera e Senato il ministro Valditara ha annunciato l’intenzione di mettere mano al Testo Unico dell’istruzione in modo da offrire al mondo della scuola uno strumento agile, completo e facilmente consultabile delle norme che regolano il nostro sistema scolastico.
L’intento è certamente nobile ma c’è da nutrire più di un dubbio sulla possibilità che il Ministro riesca nel suo programma.
Intanto va precisato che i testi unici non sono leggi nuove ma piuttosto sono raccolte sistematiche delle norme relative ad una determinata materia.
Sulla utilità di riscrivere il testo unico non ci sono dubbi: quello attuale risale al 1994, ma, dopo quella data decine, anzi centinaia di leggi hanno modificato, anche in modo significato, il vecchio impianto.
Basti pensare alle norme sulla autonomia scolastica e alle diverse riforme degli ordinamenti che si sono susseguite dal 2003 (anno della riforma Moratti) fino al 2017 (anno dei decreti legislativi applicativi della legge 107/2015).
Proprio nel 2015 la legge 107 sulla cosiddetta “Buona scuola” prevedeva una specifica delega al Governo per la riscrittura del testo unico.
La delega però venna fatta scadere dal Governo e non quindi non se ne fece nulla. Per la verità anche i sindacati non vedevano di buon occhio la revisione del testo unico perché temevano che il Governo potesse cogliere l’occasione per mettere mano allo stato giuridico del personale; timore peraltro poco fondato perché i testi unici non possono mai introdurre norme nuove e non possono modificare quelle esistenti.
In realtà si tratta di testi puramente “compilativi” come prevede espressamente l’articolo 17 bis della legge 400/1988.
La redazione di un testo unico sulla scuola si presenta però oggi una operazione particolarmente complessa e delicata che, almeno per alcune parti, dovrebbe essere condotta in accordo con le organizzazioni sindacali in quando con l’entrata in vigore del decreto legislativo 29/93 i contratti nazionali di lavoro possono modificare le norme di legge relative a materie che attengono il rapporto di lavoro.
Quindi il prossimo testo unico sull’istruzione dovrà necessariamente tenere conto anche delle disposizioni introdotte dai contratti nazionali sottoscritti dal 1995 in poi: operazione, come si può comprendere, molto complessa e difficile da affrontare.
Vedremo se Valditara riuscirà nell’impresa. E’ certo comunque che per arrivare al termine ci vorrà tempo, molto tempo, non meno di un paio di anni.
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