Ennesimo caso di titoli o abilitazioni fornite dietro un mero compenso: stavolta, come scrive Il Messaggero, il caso è esploso nel Lazio. Qui alcuni docenti di un ateneo si sarebbero fatti pagare per favorire ad alcuni candidati l’accesso al Tfa, il percorso di formazione per conseguire la specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.
Nell’indagine sono coinvolti i candidati, 23, un direttore dell’Ateneo, ma soprattutto due docenti universitari finiti ai domiciliari a insieme al titolare di un scuola prima di Alta formazione. Le persone in questione sono accusate di associazione per delinquere e corruzione. Sono scattati anche sequestri per 100 mila euro, l’equivalenza del reato contestato.
I coinvolti si sarebbero fatti pagare circa 15.000 euro a candidato, corrisposti in tranche da 5.000 euro da consegnare in corrispondenza di una delle tre prove da svolgere, preselettiva, scritto e orale. Nello specifico, per la prova scritta, al fine di rassicurare i paganti sul superamento della procedura, uno degli arrestati ha detto che bastava riempire 15 righe e, anche se avessero scritto informazioni non corrette (ad esempio che “la luna è viola”), grazie alla sua conoscenza dei membri della commissione giudicatrice, avrebbero comunque ottenuto il massimo della votazione.
Un’analoga procedura sarebbe stata attuata per la prova orale finale, per la quale l’imprenditore avrebbe prospettato di non aver alcun problema a farla superare con il massimo dei voti, dovendo i candidati preoccuparsi solo di non fare “scena muta”, anche rispondendo con argomentazioni non attinenti dalla domanda posta.
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