Seduta alla scrivania, tra un compito da correggere e la pentola sul fuoco, cerco di concentrare i pensieri su slides e libri e dispense che da mesi e mesi affollano la mente.
Da mesi e mesi. Tanti quanti sono i mesi da cui ho iniziato un percorso che mai avrei immaginato così lungo e tortuoso, quello che se tutto andasse per il meglio, mi darebbe la possibilità di specializzarmi sull’insegnamento nelle classi con alunni svantaggiati, il TFA di cui tanto si parla.
L’anno in corso ci ha messi di fronte ad una realtà che nessuno avrebbe mai potuto immaginare; una pandemia agisce sulle nostre vite da troppo tempo e come un peso attanaglia le scelte ed i giorni di ognuno. Questa è purtroppo la realtà. E con questa realtà si deve fare i conti.
Le prove preselettive del TFA sono state per questo motivo rinviate da aprile alla fine di settembre di quest’anno. Le ho affrontate e, per fortuna o altro, le ho superate positivamente. Dopo di che il nulla.
Negli Atenei di Messina, di Enna e di altre regioni d’Italia, per reclami in merito alla formulazione di alcune domande del test, si è avuto uno slittamento notevole nella comunicazione dei risultati, dopo di che si è tutto fermato. Sospeso nel nulla.
Mentre altrove si è continuato a procedere con le selezioni scritte e in moltissimi casi si sono concluse anche le prove orali, ultimo step per essere ammessi al corso, nella Università dove sono iscritta, che per altro non è quella della mia città, non si è più potuto procedere, fino allo stop obbligatorio imposto dall’ ultimo DPCM del premier Conte in cui si è vietata la realizzazione di qualsiasi prova concorsuale in atto sul territorio italiano.
Azioni più o meno giustificabili si sono messe in moto per cercare di risolvere la questione, proponendo perfino un accesso diretto al corso senza sostenere più prove di accesso al momento negate, per tutti coloro che loro malgrado non hanno potuto sostenere tutte le selezioni.
Ciò a mio parere sarebbe irrealizzabile, dato che in gran parte del resto d’Italia si è proceduto e non c’è una concordanza temporale tra tutti gli Atenei.
Mi si pongono allora alcuni quesiti.
Chi come me non ha ancora potuto sostenere gli esami scritti dopo aver passato le preselettive, sarebbe giusto accedesse direttamente al corso, a fronte di chi, più fortunato certamente, ha già sostenuto non solo gli scritti, ma persino gli orali?
Sarebbe ugualmente giusto, dopo che tutti insieme abbiamo potuto effettuare la preselettiva, che adesso soltanto chi, sempre per pura fortuna, ha già completato le selezioni, possa tranquillamente effettuare il corso, mentre altre migliaia di persone che da mesi e mesi sono appresso a questo martirio, non sanno come finirà?
E ancora, e non ultima questione in importanza, come si dovrebbe poter formare un Docente specializzato in un insegnamento tanto delicato, con una didattica di certo a distanza, sterile e priva del contatto necessario al confronto produttivo?
Ho riflettuto e credo che l’unica mossa sensata, equa e condivisibile da tutti sarebbe che il Governo congelasse le selezioni di questo V ciclo fino a data in cui si potranno svolgere nuovamente IN SICUREZZA tutte le prove mancanti, bloccando quindi le procedure che stanno invece andando avanti con le selezioni e il conseguente inserimento nei diversi percorsi.
La speranza nutre la vita, scrivo quindi queste riflessioni mossa proprio dalla speranza che le mie considerazioni possano essere valutate e messe in atto da chi di competenza.
Melania Valenti
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