Mentre centinaia di freschi abilitati tramite Tfa ordinario l’8 agosto manifestavano spontaneamente, per la seconda volta in pochi giorni, davanti Piazza Montecitorio contro la ferma opposizione del Miur al loro accoglimento nelle GaE, dagli uffici legali di sindacati e associazioni che raccolgono le diffide da presentare ai tribunali amministrativi regionali giungono migliaia di adesioni.
Ad incentivarle, malgrado il periodo vacanziero, è stata anche la risposta al question time del ministro Carrozza del 7 agosto, durante la quale ha rivelato di aver attivo la procedura di attivazione del secondo bando di Tfa ordinari, con oltre 29mila posti a disposizione. Ma, soprattutto, ha confermato il no dell’amministrazione all’inclusioni di questi abilitati nelle GaE.
Una precisazione che ha scatenato l’ira di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario . Che attraverso un durissimo comunicato assimila i corsi abilitanti aperti a tutti “una truffa di Stato”. Il leader del sindacato autonomo ricorda che “per partecipare ai corsi bisogna superare una selezione a numero chiuso, decine di esami, un duro e lungo tirocinio. Ma ora il ministro Carrozza dichiara alla Camera che quell’abilitazione è carta straccia: gli idonei verranno collocati in una graduatoria che non vale per l’assunzione in ruolo”. Il combattivo sindacalista Anief-Confedir ritiene, quindi, “irricevibile la risposta data dal ministro Carrozza alla richiesta di inserimento nelle GaE dei docenti abilitati dalle Università. Quelle stesse Università che, con percorsi analoghi, per dieci anni rilasciavano le stesse abilitazioni che oggi sono considerate carta straccia. A questo punto sarà il TAR a decidere se ha ragione il ministro o i migliaia di docenti che si sono abilitati, a loro spese, pagando anche 4mila euro, per andare ad insegnare. E non perchè avevano soldi e tempo da perdere”.
Ma non finisce qui. Perché lo stesso sindacato da alcuni giorni si è fatto anche promotore dei ricorsi contro le esclusioni ai PAS: Anief-Confedir sostiene che “avrebbero aderito già in migliaia” e la maggior parte “sono docenti che hanno prestato 360 o 540 complessivi negli anni indicati dall’amministrazione (a partire dall’anno scolastico 1999/2000), ma non i 180 per tre anni scolastici. Oppure che non rientrano nell’ulteriore condizione (sempre imposta dal Miur) di aver espletato il servizio di ogni anno scolastico su una specifica classe di concorso o tipologia di insegnamento. O, ancora, non hanno svolto un anno sulla medesima classe di concorso nella quale intendono produrre domanda di accesso ai PAS”.
Tra coloro che hanno chiesto di ricorrere contro il decreto dirigenziale n. 8, derivante dal Regolamento n. 81 pubblicato in GU lo scorso 4 luglio, figurano anche “tanti docenti di ruolo, molti dei quali in sovrannumero, che ancora non si danno ragione del motivo dell’esclusione dai corsi abilitanti, dal momento che la loro frequenza sarebbe stata utile anche a garantire la ricollocazione professionale”. Gli indecisi hanno ancora un paio di settimane di tempo per aderire (l’impugnazione va infatti presentata al Tar del Lazio entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto contestato).
Ma a rivolgersi al Tar del Lazio non sarà solo Anief-Confedir. Anche lo Snals-Confsal ha fatto sapere che presenterà diverse diffide: con nota prot. n. 156/MPN/rb/UL, del 31 luglio 2013, a firma del segretario generale della Confsal, Marco Paolo Nigi, l’ufficio legale nazionale ha inviato la comunicazione avente per oggetto: “AZIONE N. 72 – Ricorso al Tar del Lazio avverso il DM 58 del 30 luglio 2013 con il quale sono stati indetti i corsi riservati per i docenti precari della scuola”.
Il sindacato spiega che “purtroppo, il Miur con il citato DM ha introdotto molte limitazioni che la legge non prevede, con la conseguenza che molti docenti precari, pur avendo i requisiti di legge per partecipare a detti corsi, verranno illegittimamente esclusi”.
Anche in questo caso, a titolo esemplificativo, Snals-Confsal ne indica alcune: “la disposizione che eleva da 360 a 540 i giorni minimi di supplenze per l’accesso ai corsi; l’introduzione di una soglia minima di 180 giorni per anno; l’obbligo di effettuare almeno una annualità di supplenze nella classe di concorso oggetto della domanda; per quanto riguarda la scuola dell’infanzia o primaria l’esclusione dei docenti in possesso del diploma magistrale conseguito dall’anno 2002 in poi”. In questo caso chi vuole aderire alla diffida, cui seguirà il ricorso al Tar, ha tempo fino al 29 agosto.
Ma non ci sono solo i sindacati di categoria a difendere gli interessi degli esclusi. Pure il Codacons ha detto che sta preparando “una maxi-causa collettiva in favore di tutti gli insegnanti italiani che hanno conseguito o stanno conseguendo l’abilitazione in corsi riconosciuti senza però ottenere l’inserimento nelle graduatorie”. L’associazione di consumatori annuncia anche che impugnerà “il decreto con il quale sono state stabilite le procedure di formazione iniziale degli insegnanti”. Per l’organismo guidato da Carlo Rienzi “le determinazioni assunte dal Miur sono gravemente lesive dei principi di parità di trattamento e pari opportunità, disponendo in maniera ingiusta e contraddittoria la riapertura delle graduatorie ad esaurimento e sostanzialmente la possibilità di accedere ai ruoli di insegnamento soltanto per alcune posizioni, senza considerare che molti insegnanti hanno patito i gravissimi ritardi di un sistema abilitante sostanzialmente bloccato per anni, dove l’inserimento in graduatoria permanente/ad esaurimento era legalmente l’unica possibilità per tutti per lavorare”.
Poi ci sono i legali privati. Che operano senza il patrocinio di sindacati e associazioni. Insomma, per chi non vuole attendere il prossimo turno abilitante c’è solo l’imbarazzo della scelta.