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Tfa e proposte Aprea

“Il decreto non affronta il tema, certamente delicato ma ormai improcrastinabile, del nuovo reclutamento dei docenti collegato al percorso di formazione iniziale, ormai prossimo all’avvio con i Tirocini formativi attivi (Tfa). Non si prefigura, infatti, alcun ruolo delle scuole nello scegliere i propri docenti: ruolo che viene ormai riconosciuto a tutte le latitudini, se è vero che non solo in molti Paesi occidentali evoluti ma anche in Cina – Shanghai è prima assoluta nella classifica Pisa – le scuole hanno l’autonomia (potere) di assumere gli insegnanti.”

 
 
Non sarebbe, dunque, una novità, questa della scelta diretta dei docenti: “Il punto di forza di questa scelta, semplice e pure tanto difficile da riconoscere, è che non tutti i docenti sono adatti allo specifico progetto della scuola, né sono intercambiabili le storie professionali e i percorsi che portano alle competenze personali o, più precisamente, alle persone competenti. E’ qui che rischia di rompersi la catena tayloristica che vorrebbe ancora legare il vecchio modo di fare scuola agli incalzanti cambiamenti del mondo attuale, che non ammette fallimenti sulla formazione del capitale umano”.
A ben valutare la questione, se diamo un’occhiata a quello che succede in Europa scopriamo, leggendo la valutazione dei sistemi scolastici portata avanti dall’Ocse-PISA, cose molto interessanti.
In Finlandia. ad esempio, le assunzioni vengono decise dalle singole scuole e dalle autorità locali che le governano. Le modalità di selezione vengono decise a livello locale, anche se il possesso all’abilitazione all’insegnamento è obbligatorio. In Olanda le scuole bandiscono i posti e gli insegnanti sono liberi di presentare domanda. A gestire le assunzioni (e la scuola nel suo complesso) è il consiglio scolastico, che può anche assumere specialisti, consiglieri, coordinatori, se il budget assegnato alla scuola lo permette In Irlanda vige un sistema di scuole generalmente private ma sostenute finanziariamente dallo Stato, che si riserva quindi di stabilire in generale criteri e modi di assunzione degli insegnanti. Sono poi le scuole a pubblicizzare (anche sui giornali) i posti disponibili e a condurre le selezioni.
In sintesi là dove il modello di gestione è “altamente decentralizzato”, il coinvolgimento del preside nella scelta degli insegnanti da assumere si rivela uno strumento efficace per venire incontro alle esigenze didattiche.
In definitiva, in tutti questi Paesi, sia pure in maniere diverse e con l’eccezione parziale del Belgio, le scuole godono di grande autonomia e sono le prime responsabili della scelta del proprio personale docente: nelle procedure di assunzione assume una importanza particolare il curriculum personale del professore.
Se consideriamo, invece, i paesi in cui il sistema di reclutamento è più accentrato, come la Francia (con il sistema più accentrato e verticistico), la Grecia, il Portogallo e l’Italia, scopriamo che là dove insegnante ed istituto si “incontrano” a posteriori, a seguito di procedure concorsuali gestite non dalle singole scuole sulla base dei curricula dei singoli insegnanti, ma dall’amministrazione pubblica, questi sono gli Stati che hanno peggiori nei risultati dell’indagine Ocse-PISA.
Pura casualità o c’è da riflettere sulla proposta Aprea?
Silvana La Porta

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