Sarebbero pari meno della metà, rispetto alle stime fornite meno di due mesi fa, i posti che il ministero dell’Istruzione metterà presto a concorso, con le prove da svolgere a fine gennaio, per far conseguire l’abilitazione all’insegnamento tramite i Tirocini formativi attivi: secondo alcune indiscrezioni, riportate analiticamente il 4 novembre da un quotidiano nazionale, a fronte degli oltre 26.000 posti avallati dai vari atenei che organizzeranno i tirocini sarebbero solo 12.772 quelli realmente approvati da viale Trastevere.
La suddivisione, decisamente ridimensionata, sarebbe la seguente: 2.487 posti da assegnare alla primaria (le università avevano dato l’ok per 6.046 posti); 4.626 saranno gli aspiranti docenti che verranno formati per la secondaria di primo grado (contro i 7.239 indicati dagli atenei). Ma è alle superiori che il divario si farebbe davvero sensibile: sempre in base a quanto indicato dalla testata nazionale, per la secondaria di secondo grado il Miur avrebbe dato il lasciapassare solo per 5.659 posti: una cifra pari a meno il 30 per cento di quella inizialmente indicata (19.125 candidati ammessi alla formazione).
Resta ora da capire cosa possa essere accaduto nelle ultime settimane, visto che lo stesso Ministero il 10 settembre scorso aveva annunciato l’incremento di 3 mila Tfa da attivare alle superiori. Le pressioni verso il ministro Gelmini – giunte anche dall’interno del suo partito, in particolare dai ciellini e dal collega parlamentare Maurizio Lupi – , l’appello on line dal titolo provocatorio “L’Italia è un Paese per vecchi?” e la mediazione del sottosegretario Gianni Letta avevano infatti convinto i piani alti del dicastero dell’Istruzione ad incrementare i posti. Salvo, se l’indiscrezione dovesse rivelarsi fondata, rimangiarsi tutto sul filo di lana. Esponendosi, in tal caso, ad un inevitabile coro di critiche. Che stavolta non si placherà facilmente.
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