“Dopo un’analisi attenta mi sono convinto che sia la soluzione migliore per quelle centomila persona che lavorano nella scuola non abilitate” e poi le critiche “a me non sembrano così tante. E comunque difendo l’idea di una normalizzazione del sistema di selezione degli insegnanti basata su tirocini formativi e poi concorso per la docenza. Così, attraverso un doppio canale, graduatoria e concorso, si tutelano i veri protagonisti della scuola: gli studenti”.
Per quanto riguarda invece l’appiattimento fra chi aveva superato già i Tfa e questi precari, il ministro sostiene che questa non possa essere ritenuta “una sorta di sanatoria per gli altri. Ma in realtà si tratta di una seconda opportunità che riguarda tantissime persone, meritevoli anch’esse di considerazione per le posizioni acquisite”, mentre per i neo laureati e per garantire almeno le loro speranze, Profumo è sicuro che “ci saranno certamente nuovi tirocini. Il Paese poi deve capire che servono tempi e modalità chiari in un settore di questa importanza, almeno dal 1999 senza regole precise.”
Il ministro fra l’altro, non crede “ che la scuola abbia bisogno di una riforma ma di una gestione corretta, che faccia funzionare il sistema con regole chiare”.
E che la scuola non abbia bisogno di altre riforme lo dimostra il fatto, dice Profumo, che “a livello di alta specializzazione posso dimostrare che gli studenti italiani non sono certo inferiori ai loro colleghi europei e non solo.”
“Il nostro sistema formativo, parlo di scuola e università, resta competitivo. Ne è la prova che, quando i nostri ragazzi vanno fuori dall’Italia, si mostrano pari agli altri. Ciò non toglie che si possa e si debba far meglio.” Per questo, conclude Profumo, bisogna “puntare su sei principi: Valorizzare capacità e impegno;
apertura dei sistemi di abilitazione e reclutamento;
trasparenza;
rispetto dei tempi;
semplificazione dei processi;
valorizzazione”.
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