Milano e Napoli, due casi di diritti negati per il Tfa sostegno.
Ecco le ricostruzioni delle due vicende.
Come negare ad un madre che allatta un figlio il diritto di sostenere le prove preselettive del Tirocinio Formativo Attivo per l’insegnamento. Lo denuncia il Cub Scuola.
Martedì 16 aprile nel Forum di Assago, in provincia di Milano, si svolgevano le prove preselettive del Tirocinio Formativo Attivo per l’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado organizzate dall’Università Milano Bicocca.
Un momento importante per Valentina Russo, una delle tante candidate.
Peccato che lei avesse l’esigenza di allattare una bambina di un mese, un diritto che la stessa Università Milano Bicocca riconosce in un suo comunicato dopo che a Valentina questo diritto è stato negato.
L’Università Milano Bicocca afferma, infatti: “Ci dispiace molto per Valentina anche perché come Ateneo siamo da sempre sensibili e attenti verso queste tematiche. Proprio per questo ci teniamo a sottolineare che tutte le mamme che hanno fatte presente le loro esigenze sono state adeguatamente supportate….”
Per concludere dopo aver fornito informazioni sul supporto garantito alle madri: “Nel caso di Valentina purtroppo, questo non è stato possibile perché la commissione è stata avvisata solo dopo la fase di riconoscimento e dopo l’ingresso in aula, pochi istanti prima di dare il via alla prova”.
Il fatto però è che Valentina Russo ha avvisato della sua situazione il personale alle 13,30 quando la prova doveva cominciare alle 15 ed ha, a più riprese, posto il problema per vedersi poi posta di fronte alla scelta fra fare la prova non allattando sua figlia per bel oltre quattro ore o andarsene rinunciando alla prova stessa cosa che ha scelto di
fare.
Un caso di evidente sciatteria e di non riconoscimento dei diritti di Valentina Russo checché ne dica l’Università Milano Bicocca.
In riferimento all’articolo pubblicato stamattina ribadiamo quanto già ricordato nella nota da voi pubblicata solo in parte: tutte le mamme, anche chi ha avvisato il giorno stesso della prova, sono state adeguatamente supportate.
Agli incaricati alla gestione della procedura (personale dell’ateneo e SELEXI) non risulta che Valentina Russo abbia fatto alcuna richiesta alle 13.30 (anche perché, a quell’ora, tutto il personale era impegnato a ritirare il materiale relativo alla prova precedente) né durante l’identificazione.
I cancelli sono stati aperti poco prima delle 15, la prova è iniziata alle 16.22 e la candidata ha espresso la necessità di dover allattare solo pochi istanti prima che la commissione annunciasse l’avvio della prova.
Ecco quanto è accaduto all’Università Suor Orsola Benincasa a Napoli, così come denunciato da un lettore in una e-mail inviata alla nostra redazione.
La prova doveva iniziare come da programma alle ora 15.30 presso la struttura fieristica al centro di Napoli, quindi un po’ tutti si sono premurosamente anticipati trascorrendo all’esterno della struttura anche più di due ore.
I cancelli invece vengono aperti gradualmente dalle 15.30 e quindi immaginiamo che slitterà l’inizio della prova sicuramente di un’ora (ma non viene comunicato nulla).
Dopo un certosino e capillare controllo e accreditamento veniamo messi in fila indiana (immagini una fila di persone lunghissima che solo in alcuni film sulla deportazione o nella nostra amata Africa abbiamo avuto il dispiacere di vedere).
Pian piano si entrava dentro questo grandissimo contenitore dove erano posizionati in ordine piccolissimi tavolini e poltroncine di plastica da giardino color verde.
Ci fanno accomodare, ma la prima la prima cosa che viene spontanea è avvicinarti al tavolino, ma non potevi farlo perché le gambe della poltroncina erano più larghe e il tavolo restava sempre molto lontano da una posizione ergonomica.
In quella posizione siamo stati seduti fino alle 18.13 ora di inizio della prova.
Un film di Fantozzi? No!
Potrei raccontare altro ma tanto altro, ma in modo sintetico le chiedo: ho ricevuto un plico con le domande che erano poste in modo da non diventare chiare. Mi sento derubato della possibilità di essere messo in una situazione uguale di confronto e questo è anticostituzionale.
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