In attesa dell’emanazione dell’ordinanza ministeriale per l’apertura delle GPS, che oramai ha assunto i contorni di una telenovela, riteniamo opportuno evidenziare talune questioni che auspichiamo vengano considerate nell’incontro tra i sindacati ed il Ministero del prossimo 15 maggio. La scuola italiana sta vivendo un periodo di notevole crisi culturale che non può non essere presa in considerazione da chi ci governa. Oramai, da quasi vent’anni, si insegue a tutti i costi il modello anglosassone, senza considerare gli aspetti positivi di quel modello. È in atto, in primo luogo, uno smantellamento della scuola pubblica, come per la sanità, a favore della scuola privata. Lo prova il fatto che le università private, quelle telematiche, hanno aumentato le loro iscrizioni, dagli ultimi dati, del 400%. Allo stesso tempo, in questi giorni, si sta sviluppando il dibattito sulla qualità di tali scuole e, lo stesso ministro, parla di voler fare la guerra ai diplomifici. Bugia. L’emersione abominevole di questi enti è figlia proprio della scarsa qualità di queste scuole, dove i ragazzi vengono promossi in massa, dopo avere sostenuto esami comodamente da casa oppure presso le scuole, ma con compiti facilitati e di cui spesso si hanno già le soluzioni.
Le stesse abilitazioni vengono svolte, previo pagamento di lauti compensi d’iscrizione, dopo avere trascorso tante ore davanti ad uno schermo, e avere effettuato esami a crocette o sviluppato un’Uda o un powerpoint. Con tali metodi di verifica non si può valutare la qualità di un docente, anche semplicemente come scrive in lingua italiana o la conoscenza della materia. Questo è un sistema che sta uccidendo la cultura, il pensiero critico, che rimangono le basi per la formazione dell’individuo. Non si comprende a questo punto dove stia il merito che tanto viene evocato. Si è creato un sistema di mercato in cui i diplomi e le lauree vengono garantite da enti che si accreditano presso il Mim e pagano ogni anno la loro al Ministero. Queste condizioni non potranno mai garantire una qualità dell’insegnamento perché ci sono interessi economici che vengono prima di tutto, a scapito della preparazione e della formazione degli alunni. Gli stessi sindacati dimostrano la loro debolezza in tal senso, anzi, anche loro si muovono sul piano della necessità di avere molti iscritti.
Si pensi al sostegno, il campo dove noi operiamo, e analizziamo la situazione. Il Ministero del cosiddetto “merito” ogni anno cambia indirizzo sull’assunzione degli specializzati all’estero. Fino all’anno scorso, ha resistito alla tentazione di inserire costoro nelle GPS a pettine, dopo una lunga ed estenuante opposizione degli specializzati in Italia. Quest’anno, improvvisamente, dopo avere confermato quanto deciso l’anno precedente, ha considerato giusto dare l’opportunità agli specializzati all’estero di inserirsi in GPS a pettine, ancor prima che il titolo venga riconosciuto. Abbiamo più volte fatto presente quanto siano diverse le modalità di acquisizione del titolo ed il Ministero ne è a conoscenza. La cosa più grave, però, resta il fatto che molti di questi docenti, e vi sono tanti casi, dopo avere insegnato e percepito lo stipendio, si vedono recapitare la comunicazione che il titolo non è stato riconosciuto. Il paradosso: il Ministero, con la scusa della “riserva” consente a taluni docenti di insegnare con un titolo dichiarato illegittimo e percepire lo stipendio. In nessun paese del mondo viene consentito di svolgere una professione senza avere un titolo valido. In Romania esistono classi differenziate per alunni diversamente abili ed il Ministero ne è a conoscenza.
Anche le abilitazioni nelle professioni, come per esempio quella forense, viene conseguita in alcuni paesi europei con estrema facilità. Basti pensare che per conseguirla i cittadini italiani sono disposti a spendere anche diecimila euro. Un vero e proprio mercato che è iniziato anni addietro e che ha coinvolto i governi di qualunque colore politico. Nei paesi anglosassoni, tra l’altro, pur esistendo scuole private, il livello culturale non scade perché gli esami vengono svolti in modo serio, dopo una vera selezione. Il livello delle università telematiche è di scarsa qualità, basta vedere l’utenza di chi le frequenta. Tale modello non può che essere fallimentare perché garantisce a tutti di raggiungere un obiettivo senza avere, spesso, nè conoscenze nè competenze, basta pagare.
Nel Sud Italia proliferano queste università, con sedi anche in piccoli paesi, mediante una serie di accreditamenti e subaccreditamenti, gestite da gente senza scrupoli. In questo paese si è riusciti a mercificare anche la cultura che non rimane più espressione di libertà di pensiero ma scade a raggiungimento di un obiettivo per avere un lavoro. Vorremmo ricordare che studiare è un diritto di tutti e che ogni cittadino deve avere le medesime opportunità e garanzie per esercitarlo, ma laurearsi non è un diritto a priori perché alla laurea devono arrivare i bravi e i meritevoli. Allo stesso modo, il lavoro è un diritto di tutti ma fare il medico o l’avvocato o l’ingegnere o anche l’insegnante non lo è a priori. Lo faranno solo i più bravi. È come in una gara di atletica. Tutti si ritrovano sulla stessa linea di partenza ma, alla fine, vi sarà una classifica, a meno che non si è barato prima di arrivare ai nastri. Questo è il merito di cui i politici si riempiono ipocritamente la bocca.
Auspichiamo, pertanto, che il Ministero abbia la volontà autentica e non proclamata di assumere gli opportuni provvedimenti in tal senso, cominciando proprio dall’imminente ordinanza, rinunciando, soprattutto dopo il parere negativo del Cspi, a favorire gli specializzati sul sostegno all’estero, autorizzando il loro inserimento solo in coda e non a pettine, evitando così conseguenti danni a chi ha studiato con grande impegno per ottenere la specializzazione. Un primo passo verso quel merito di cui tanto si parla ma che nessuno realizza, a meno che la volontà sia quella di avere una classe dirigente peggiore di quella attuale, con buona pace dell’Italia e del suo futuro.
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