Il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani è intervenuto oggi, 3 aprile, all’interno della trasmissione Open Day su Radio Cusano Campus, per parlare di attualità a proposito di scuola.
Il tema principale su cui Giuliani si è soffermato è stato il sostegno a scuola e la preparazione dei docenti: “Abbiamo un’altissima percentuale di precari che è mantenuta da un assetto organizzativo che è alla base di questa situazione. Abbiamo oltre 300mila alunni disabili in Italia; per questi bambini e ragazzi sono assunti circa 200mila docenti all’anno. Poco più della metà di questi è immessa in ruolo. Gli altri 90mila non sono specializzati. Si parla almeno di almeno 60-70mila, circa il 30%”.
Cosa si può fare, secondo il nostro direttore, per ovviare a tutto ciò? “Aumentare sicuramente i posti di specializzazione che periodicamente vengono attivati, si parla del Tfa Sostegno. Questo attualmente seleziona e abilita circa 20-25mila persone l’anno o ogni due anno. Questo numero è molto basso a fronte delle esigenze”, ha detto.
“Ogni anno alcune migliaia di docenti di sostegno tornano sulla disciplina. Il docente di sostegno ha il titolo per insegnare una materia e poi sceglie di spostarsi sul sostegno. Dopo un quinquennio si può poi passare sulla materia. Questo non fa altro che aumentare il numero di posti vacanti”, ha spiegato.
Come sappiamo, la scuola non obbliga a una preparazione specifica per insegnare agli alunni con disabilità, che possono avere docenti precari: “La domanda su sostegno viene fatta spontaneamente da docenti precari, che scelgono questa strada per abbreviare i tempi per le immissioni in ruolo e non solo a fini didattici o personali. Per legge una buona fetta dei posti di sostegno sono in deroga, ossia assegnati fino al 30 giugno a dei precari. Questo non fa altro che aumentare il numero di posti non assegnati a personale titolato. I Tfa sostegno selezionano in maniera molto forte la domanda. Su migliaia di domande sono presi solo 300-400 candidati. C’è un problema di messa a disposizione, che non avviene in base alle necessità ma sulle disponibilità degli atenei. Tutto questo per dire che il risultato è che abbiamo 70-80mila cattedre affidate a docenti precari supplenti non specializzati”.
In ogni caso, secondo Giuliani, il sistema italiano non è totalmente da buttare: “In Italia abbiamo un sistema che in generale è sensibile al sostegno, in altri Paesi non esiste un’organizzazione che mette a disposizione dei ragazzi degli insegnanti in numero così elevato. Abbiamo anche nei casi più gravi gli assistenti alla comunicazione, ulteriori figure. Siamo sicuramente all’avanguardia, ma c’è una fortissima presenza dei precari. L’insegnante di sostegno deve attuare una didattica ‘speciale’, che si può fare con competenze particolari. Sicuramente un docente di sostegno preparato è sicuramente più all’altezza della situazione”, ha aggiunto il direttore della Tecnica della Scuola.
Quest’ultimo ha tenuto a precisare che si aggiunge un ulteriore problema che ovviamente ha conseguenze negative sugli alunni con disabilità: il 30% dei posti vanno per legge a supplenze: anche i docenti non specializzati che magari acquisiscono esperienza sul singolo caso sono destinati a cambiare scuola. Ciò porta a mancata continuità didattica e danno all’alunno che si vede cambiare il docente e arrivare uno ancora supplente, e ancora non specializzato grazie all’esperienza sul campo.
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