Tra ieri e oggi si stanno svolgendo in diverse Università italiane le prove preselettive per l’accesso al corso di specializzazione per le attività didattiche di sostegno.
Per la secondaria di primo e secondo grado i numeri degli aspiranti sono da capogiro. Bastano un paio di esempi soltanto per capire l’entità del fenomeno: Università di Macerata secondaria II grado, 3249 domande per 200 posti, secondaria I grado 1731 domande per 200 posti. Università Suor Orsola Benincasa Napoli secondaria II grado, 6356 domande per 270 posti, secondaria I grado 2211 domande per 110 posti.
Molti docenti che hanno la titolarità lontano dalle proprie regioni di residenza stanno tentando il test e quale associazione di docenti di ruolo, abilitati ed esiliati intendiamo denunciare quella che ci appare come un’enorme ingiustizia.
Il corso di specializzazione per le attività didattiche di sostegno era stato fino a questo momento aperto soltanto ai docenti (precari o di ruolo) in possesso di abilitazione all’insegnamento (conseguita attraverso i percorsi vari riconosciuti negli anni, quali concorsi abilitanti, SSIS, TFA, corso di laurea in Scienze della Formazione primaria, percorsi rigorosamente a numero chiuso con una selezione dura a monte).
La novità del corso che verrà attivato a breve è invece l’ammissione alla selezione per titoli ed esami per la scuola secondaria di primo e secondo grado anche di chi ha soltanto la laurea e 24 crediti formativi conseguiti in ambito psico- socio pedagogico presso Università di vario genere, o soltanto la laurea più 3 anni di servizio. Per gli insegnanti tecnico pratici addirittura soltanto il diploma di scuola superiore
Possono essere considerati equiparabili alle tipologie di percorsi che finora avevano dato accesso alla selezione per la frequenza del corso di specializzazione per il sostegno didattico? Crediamo fermamente di no.
Perché questa volta non si è considerato che fosse necessario attivare sì i corsi di specializzazione, ma per docenti (precari e di ruolo) che avevano già alle spalle un percorso formativo e selettivo e ovviamente un titolo abilitante all’insegnamento? Non riusciamo a spiegarcelo.
Riteniamo però, lo ribadiamo con forza che si tratti di un’enorme ingiustizia. Possiamo accettare che si richieda a docenti di ruolo di sottoporsi ad una selezione per partecipare ad un corso di specializzazione, nonostante abbiano già l’abilitazione all’insegnamento conseguita attraverso una serie di selezioni e siano stati confermati in ruolo dopo l’anno di prova. Possiamo accettarlo perché i posti disponibili per frequentare il corso sono limitati. Ma non possiamo assolutamente accettare che la selezione diventi difficilissima e ai limiti dell’impossibile a causa dell’apertura alla stessa a chi non è in possesso neppure dell’abilitazione all’insegnamento. C’è stato persino chi si è stupito degli altissimi numeri di aspiranti. La conferma invece che l’apertura della selezione ai soli laureati sia la causa principale dei numeri da capogiro di aspiranti registrati nelle Università per la scuola secondaria di primo e secondo grado, viene dall’analisi dei numeri che riguardano la scuola primaria e dell’infanzia, molto più contenuti e nella norma rispetto agli anni passati e sicuramente più gestibili.
Riteniamo inoltre che la logica che anima una tale scelta da parte del MIUR nei confronti della scuola secondaria di primo e secondo grado sia molto pericolosa e sottenda una svalutazione del percorso stesso di specializzazione per le attività didattiche di sostegno e dunque della stessa figura professionale dell’insegnante di sostegno.
Nastrini Liberi Uniti/Docenti esiliati
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