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Il nuotatore Ceccon e “boia chi molla” sui social, le scuse: “Non sapevo a cosa si riferisse”. C’è chi lo difende: “A scuola non si studia”

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In questi giorni si sta parlando molto della gaffe social del nuotatore 22enne Thomas Ceccon, campione del mondo ai mondiali di Budapest 2022. Il ragazzo ha pubblicato una storia su Instagram con scritto “boia chi molla”, noto slogan che rimanda al ventennio fascista e ai movimenti neofascisti.

Da qui una pioggia di critiche contro il campione, accusati di simpatizzare con questi ambienti. Presto sono arrivate le scuse del ragazzo con un’altra storia Instagram. “Sono spiacente del fraintendimento e ho una cosa molto importante da precisare, assumendomi la responsabilità della mia inesperienza. Non conoscevo la connotazioni storiche della frase che ho scritto e mi dissocio da ogni suo significato politico e ideologico”.

Ecco le sue affermazioni a Il Corriere del Veneto: “Non sapevo che si trattasse di un’affermazione usata durante il Ventennio Fascista. Non era mia intenzione fare riferimento a un capitolo così oscuro della nostra storia. Come mi è stato fatto notare l’errore, ho infatti subito cancellato la mia storia su Instagram”.

Sui social questa faccenda è sulla bocca di tutti. Si è creato un intenso dibattito, che ha provocato una spaccatura tra chi difende il ragazzo, minimizzando quanto accaduto, e chi invece crede sia un fatto grave. C’è anche chi non crede che il ragazzo non conoscesse tutto ciò che c’è dietro questa frase.

“Scarsa attenzione al Novecento a scuola”

Ecco un tweet interessante: “Il nuotatore Thomas Ceccon ha pubblicato su Instagram una storia con il motto fascista ‘boia chi molla’ dissociandosi poi dal significato politico del motto. Personalmente gli credo perchè purtroppo ho toccato con mano la scarsa attenzione che è dedicata al 900 a scuola”, ha scritto un utente, facendo notare come spesso questi argomenti relativi alla storia del Novecento vengano snobbati a scuola o trattati di fretta, con la smania di terminare il programma.

“Mi sto sentendo male per sta storia di Ceccon e tutti i boomer che pensano che sui libri di scuola ci fosse l’elenco dei motti fascisti. Ma poi penso che io non lo avrei mai saputo se non fosse stato per questa cosa, così come il 90% dei nati dagli anni 90 in poi”, scrive una ragazza.

“Ma la gente che da a Ceccon dell’ignorante o gli dice di studiare come se a a scuola insegnassero i detti/motti/modi di dire del fascismo io boh qui SEMPRE a polemizzare eh”, fa eco un altro utente.

“L’obbligo di sapere”

Molte le polemiche, da parte di chi si rifiuta di pensare che un ragazzo, dopo il diploma, non conosca questo motto: “Non c’è assolutamente volontà di fare i bacchettoni o di creare casi dove non ci sono. Ma è possibile che un ragazzo di 20 anni non sia a conoscenza di questo motto e cosa significhi? Il motto lo conosceva, possibile che non si sia mai chiesto da dove provenisse?”, scrivono su La Ragione.

“Purtroppo, nessuno di noi può mettere la mano sul fuoco sulla certezza che durante tutta la carriera scolastica di Thomas Ceccon, ovvero 13 anni dietro i banchi, qualche insegnante si sia premurato di spiegare, a lui e ai sui compagni, che cosa sia stato il fascismo, quale l’orrenda ideologia, quali gli slogan”, ha scritto il giornalista William Beccaro su Facebook.