La recente sentenza del Tar Piemonte è clamorosa e crea un precedente importante.
Questi i fatti: un aspirante infermiere che, nel 2007, aveva interrotto il suo corso di studi, nella sede distaccata di Cuneo dell’Ateneo torinese, dopo una valutazione negativa giudicata in seguito illegittima ha chiesto anche un risarcimento dei danni subiti per aver sviluppato una importante ”depressione reattiva da stress post traumatico”.
Il Tar ha dato ragione allo studente e ha condannato l’Università al pagamento di un risarcimento di 10mila euro.
A questo punto i docenti sono avvertiti: fate attenzione a bocciare, la vostra decisione potrebbe essere impugnata dalla famiglia (ma questa è storia vecchia e risaputa) e (novità) se il pargolo dovesse sviluppare una qualche forma di stress la famiglia potrebbe uscire vittoriosa dalle aule di un tribunale della Repubblica con un bell’assegno in tasca.
E siccome ormai di stress soffriamo più o meno tutti, sarà facile per chiunque fare causa e farsi risarcire.
Anzi, a proposito, chi scrive – a distanza di 45 anni – si sogna ancora adesso la terribile versione di greco della maturità. Sogno che ovviamente provoca stress e risvegli improvvisi in piena notte. Chissà se c’è ancora tempo per "adire le vie legali"?
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