In Ticino una sessantina di ragazzi, tra gli 11 e i 15 anni, non vanno scuola, secondo quanto certificano i registri di classe dell’anno scolastico 2022/23, accumulando, scrive tio.ch/ticino, più di 425 ore di assenza durante l’anno, con un tasso di assenteismo che supera il 40%.
Preoccupati i responsabili del Servizio sostegno pedagogico scuole medie, secondo cui a spingerli alla diserzione dalle aule sarebbero “gravi problematiche personali, e l’istruzione diventa l’ultimo dei loro pensieri. Ci sono poi ragazzi che fanno molta fatica non solo ad affrontare la scuola ma anche la quotidianità nel suo complesso: negli ultimi anni abbiamo osservato un aumento dei disturbi che rimandano a forti stati d’ansia”.
In Ticino, in ogni caso, si cerca di fare prevenzione, spiegano al Servizio di sostegno pedagogico, e se “un ragazzo rientra a scuola dopo molto tempo mettiamo in atto dei progetti di riaggancio, appoggiandoci sui nostri educatori presenti a livello regionale”, purchè la scuola non rimanga sola.
E poi aggiungono: “Dopo un certo lasso di tempo siamo tenuti a segnalare la problematica alle Autorità regionali di protezione (ARP). È possibile, a dipendenza della situazione, anche coinvolgere la polizia”.
Tuttavia, viene ancora spiegato che “l’assenteismo cronico è un fenomeno in aumento”, creando “un meccanismo di imitazione”, cosicchè con il passare del tempo, per sempre più minori non andare a scuola diventa normale, mentre “gli adulti non riescono a porre dei limiti. Frequentare le lezioni si trasforma così in un obbligo che esiste solo sulla carta”.
I teenager, viene ancora scritto, “sono molto presi dal qui e ora e dal soddisfare i propri bisogni immediati: quindi se fanno fatica ad andare a scuola o hanno altre preoccupazioni e desideri, semplicemente, non ci vanno”.
“Spesso collezionano fallimenti, hanno una bassa autostima e conflitti con i compagni e non riescono a integrarsi. Da questo nasce un comportamento difensivo” e dunque scatta “il ritiro sociale, distaccato dalla società ma costantemente online”, ma ci sono anche quelli che “tendono ad agire sull’esterno, stando in giro giorno e notte”, mentre ci sarebbe pure “un forte rischio di abuso di sostanze, che spesso sono utilizzate come automedicazione”.
Delicato il compito del personale nel “dare sostegno ai ragazzi e cercare di convincerli ad andare a scuola. Generalmente lo si fa entrando in camera al mattino e tentando di svegliare il giovane motivandolo verbalmente, tirando su la tapparella e aprendo la finestra. Se però un adolescente non vuole andare a scuola non possiamo portarlo di peso”.
“Spesso questi ragazzi- si legge ancora- finiscono in assistenza o in AI, oppure davanti al magistrato o in psichiatria”, mentre “In ambito scolastico servono più risorse: bisognerebbe cercare di coinvolgere questi allievi in percorsi alternativi e complementari, individualizzati o strutturati in piccoli sottogruppi. Allo stesso modo, per far fronte all’aggravamento della casistica, sono necessarie più risorse di personale nei centri educativi per minorenni”.
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