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Tieffini contro ricorso sindacati sul bonus di punteggio

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Con un proclama alla nazione, la triade confederale CGIL-CISL-UIL, in associazione con GILDA e SNALS, annuncia la promozione di un ricorso contro il bonus di punteggio conferito agli abilitati TFA dalla tabella A del DM 353/14. Finalmente gli artefici della sanatoria PAS gettano la maschera e si rivelano per quel che sono: strenui e faziosi difensori dell’anzianità di servizio, capaci di attaccare una categoria di abilitati selezionati, in nome di un’ipocrita e interessata equità. Le tessere PAS, introiti certi, fanno gola a quegli scudieri sindacali che, anziché rappresentare tutte le varie categorie di docenti, puntano ad annullare un differenziale di punteggio che presenta, a loro dire, “palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando disparità e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze”. Curioso ragionamento quello per cui, grazie ad un ricorso contro una categoria di aspiranti, gli abilitati TFA, si eviterebbe la conflittualità. Come a dire: in nome della pace, occorre immolare una delle due categorie in conflitto, in modo da avere un unico vincitore. Ecco venire a galla, dunque, il ragionamento tendenzioso del pentasindacato: gli abilitati TFA, rei di aver superato delle prove selettive, in parte giovani neo-laureati, certamente privi di tessere, devono ricevere lo stesso punteggio dei decani PAS, in nome della parità del titolo. Peccato che questo ragionamento sia viziato alla radice da vari elementi di verità, che i sindacati si guardano bene dall’ammettere pubblicamente:

1) gli abilitati TFA partono generalmente da una posizione di svantaggio in termini di punteggio. Basta consultare gli elenchi chilometrici dei PAS per accorgersi che la media si aggira attorno agli 80 punti, con un buon numero di essi sopra quota 100. Il Coordinamento tieffino ha già dimostrato con un prospetto come il bonus di 24 punti effettivi (dato dalla differenza tra il punteggio massimo complessivo per il titolo TFA di 54 punti e quello PAS da 18, dal quale sottrarre ulteriori 12 punti per l’anno di servizio non valutabile durante l’anno di frequenza del corso TFA), non sia sufficiente a impedire che la maggior parte degli abilitati TFA venga scavalcata dai PAS. Solo gli abilitati TFA con vari anni di servizio alle spalle possono sperare di restare a galla nell’alta marea passina.

Pur consapevole di ciò, il pentasindacato non tollera che possa essere recuperato un po’ dello svantaggio di partenza per gli abilitati TFA e, non potendosi dimostrarsi imbelle di fronte al suo popolo di tesserati, né potendo sopportare che per una volta il MIUR abbia fatto a meno di seguire il suo diktat , decide di scagliarsi contro questo ininfluente bonus che ripaga solo parzialmente i reali e gravissimi danni subiti dagli abilitati TFA;

2) gli abilitati TFA hanno superato tre prove selettive, ma tutto ciò per i sindacati non ha importanza perché, secondo il loro vessillo egualitarista, per tutti gli aspiranti, sia quelli che hanno dimostrato la loro preparazione che quelli che non hanno mai dato prova di ciò, le graduatorie devono considerare solo i titoli di “servizio”, come se quest’ultimo fosse garanzia di qualità della didattica.

3) gli abilitati TFA hanno subito un danno irreversibile e gravissimo dalla mega sanatoria PAS voluta dal pentasindacato stesso, poiché il numero di abilitati del primo ciclo era stato calcolato sulla base del fabbisogno regionale di personale docente, in relazione ai pensionamenti previsti e ai posti in organico di diritto, mentre il todos caballeros PAS ha finito per pregiudicare le possibilità di assorbimento degli abilitati da parte del sistema scolastico per il prossimo decennio a venire;

4) la scuola italiana, cui il pentasindacato dice di tenere, trarrebbe enorme beneficio dall’assunzione di personale qualificato, preparato, motivato per porre fine, come ricordato dal sottosegretario Reggi pochi giorni fa, a forme di assistenzialismo sociale che si fondano sul baratto tra la qualità didattica, derisa e vilipesa oggi come non mai, ed il mantenimento del potere sindacale.

5) la violazione della normativa, secondo i sindacati, varrebbe a senso unico, solo per gli abilitati TFA, mentre fa loro comodo tacere sull’illegittimità della riserva conferita ai PAS mediante la violazione del Regolamento delle supplenze (DM 131/07).

Indignati, dunque, da questa ennesima scelta operata a discapito di una categoria colpevole di essersi contrapposta alla sanatoria voluta dai sindacati, forti di aver rivendicato sin dall’inizio una distinzione fondata sul principio del merito, di essersi autorappresentati nelle sedi istituzionali e di aver organizzato una propria rivendicazione troppo scomoda e pericolosa per gli interessi costituiti, gli abilitati TFA contrasteranno nelle opportune sedi giudiziarie il ricorso promosso da CGIL-CISL-UIL-GILDA-SNALS, intervenendo ad opponendum, con la certezza che la giustizia amministrativa saprà riconoscere la validità di quei diritti che la miope corporazione tenta di celare e attaccare con cavilli poco credibili, nonché deboli e fragili dal punto di vista giuridico.

Si può sottolineare, per concludere, come i sindacati, nel loro attacco ad una schiera di docenti selezionati, finiscano solo per manifestare quella schizofrenia di pensiero che ne segna il collasso etico, il tramonto nell’immaginario collettivo, il declino storico, per gran parte opera delle loro stesse scelt