“TikTok è la vetrina delle mafie: si fanno vedere ricchi, firmati, con tanti soldi e dicono ‘noi siamo il nuovo modello, vuoi diventare come noi?’. I giovani non strutturati si trovano avviluppati e pensano che quello sia il loro futuro”. È duro il monito del capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, lanciato domenica 10 marzo contro l’utilizzo delinquenziale dei social media.
Intervistato a ‘Timeline’ da Marco Carrara, su Rai 3, Gratteri ha tenuto anche a dire che “i social per i mafiosi sono una sfida alle istituzioni, un’esternazione di arroganza”.
Ricordando la strage di via D’Amelio, l’attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto domenica 19 luglio 1992, il procuratore ha detto che “Borsellino è morto sapendo di morire, quando è diventato Procuratore di Palermo tutti sapevamo che sarebbe stato ammazzato, lui per primo, era un conto alla rovescia: è questa la grandezza di Borsellino”.
Parlando poi di come sia percepita la giustizia dai cittadini, il capo della Procura di Napoli ha affermato che quando si prende coscienza che qualcuno ha commesso un reato “la gente spesso non denuncia perché non si fida: spesso noi, come forze dell’ordine e come magistrati, non siamo credibili, non riusciamo a trasmettere fiducia, è un problema soprattutto nostro”.
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