La legge italiana è chiara: i minori di 14 anni non devono poter aprire un profilo social. Il Garante italiano per la privacy ha preteso che le piattaforme social verifichino l’età dei propri utenti per escludere i più giovani.
La novità delle ultime ore, in particolare, riguarda TikTok, che, su un totale di 12 milioni e mezzo di utenti, ha rimosso più di 500 mila profili di ragazzini italiani minori di 13 anni, che per la legge italiana, ma anche per il regolamento interno dello stesso social, non si sarebbero potuti iscrivere.
Sul Corriere della Sera leggiamo: “Per il Garante i risultati raggiunti sono significativi, ma non ancora sufficienti, considerata la rilevanza degli interessi in gioco. Spiega Guido Scorza, componente del collegio dell’Autorità, che questa è la punta dell’iceberg, ma il fenomeno è diffuso, anche sugli altri social network”.
In un articolo precedente, il nostro esperto, il professore Rodolfo Marchisio, spiega: “C’è una responsabilità civile e penale dei genitori di minori che sono tenuti ad educare e sorvegliare. La legge italiana prevede i 14 anni (UE 16) per l’uso dei social network, ma è davvero così? Se i genitori vengono ritenuti responsabili di reati possono essere multati da 500 a 2000 euro, da 6 mesi a 2 anni di carcere (in caso di reati penali), aumentati dalla legge contro il cyberbullismo e dopo una sentenza della Corte di cassazione che ha raddoppiato le pene perché internet è un luogo pubblico”.
Intanto una recente proposta di legge chiede che venga vietato l’uso degli smartphone nelle scuole del primo ciclo. La nomofobia, infatti, ovvero la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete, crea una vera e propria dipendenza da cellulare, ragione che ha indotto un gruppo di deputati, tra cui l’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, a depositare alla Camera una proposta per regolamentare l’uso di smartphone e tablet da parte dei minori di 12 anni.
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