I lettori ci scrivono

Tindiglia (Gilda), norme calpestate dai DS e docenti succubi colpevoli

Come dicono i latini: “Ubi societas ibi ius” ovvero ogni aggregazione umana deve essere necessariamente regolata da una serie di norme finalizzate a rendere pacifica la convivenza degli associati.

Lettera aperta di Antonino Tindiglia ( FGU Gilda)

Nel partecipare a tante assemblee in giro per l’Italia in questi anni, nel fornire consulenze ai colleghi che svolgono il loro servizio nelle scuole italiane, Milano, Napoli, Bologna, Torino, Pavia, Pisa, Grosseto, Catanzaro, Cosenza, Ragusa, Siracusa, ecc… rilevo con rammarico e profondo dispiacere la mancanza di rispetto del CCNL e delle norme da parte di molti DS. Registro una impennata di abusi, violazione di norme, mancanza di rispetto di leggi, di interpretazione a soggetto delle regole esistenti con molta faciloneria e nonchalance dei DS e spesso intromissioni da parte dei DSGA che non hanno alcun titolo a dettare ordini ai docenti essendo solo dei gestori dei servizi e capi del personale ATA. Ancora peggio quando ad impartire ordini sono i collaboratori del dirigente ed i componenti lo staff, tra tutti, i referenti di plesso soggetti assolutamente incompetenti, arroganti, saccenti, privi di alcun potere ma che coprono il ruolo ergendosi a dirigente. Mi è capitato un caso dove addirittura una docente è stata licenziata da una “vicepreside” qualche anno fa. Il problema si è accentuato in questi anni a causa dell’aumento delle reggenze e dell’accorpamento degli Istituti che vede il DS dividersi tra le varie sedi e quindi dover dare incarichi di gestione di fatto ai collaboratori.

L’usurpazione delle norme avviene molto spesso per ignoranza delle norme esistenti, con la connivenza colpevole delle vittime, i docenti, che spesso subiscono passivamente, per quieto vivere.

Ma se si fanno delle accuse bisogna portare le prove.

Eccole.

Il rapporto di lavoro dei docenti a partire dall’entrata in vigore del DLGV 165/2001 è stato reso di natura privatistica, cioè ad una prestazione (la corresponsione di uno stipendio mensile), corrisponde una controprestazione che è l’orario di servizio con le mansioni spettanti.

Al docente competono 18, 24 o 25 ore di servizio cattedra in riferimento agli ordini di scuola di appartenenza a cui si affiancano 40 + 40 ore di attività aggiuntive collegiali, oltre a questi impegni il resto è tutto su base volontaria e deve essere svolto su disponibilità dell’interessato.

Capita spesso di assistere a disposizioni impartite verbalmente, e questo è già una violazione di norme in quanto tutte le disposizioni del DS devono essere impartite per atto scritto, decreto, ordine di servizio, circolare cioè per atto amministrativo, con regolare numero di protocollo. Spostare un docente dalla sua classe naturale di insegnamento in caso di assenza di altro docente comporta interruzione di pubblico servizio, sottrazione del diritto all’istruzione alla scolaresca a cui si sottrae l’insegnante, dividere gli allievi nelle altre classi comporta la costituzione di pluriclassi esplicitamente vietate dalle norme. La sorveglianza è un atto che compete al docente nelle classi e durante l’orario di servizio ad esso spettanti. L’organizzazione della sorveglianza invece compete al DS che deve provvedere tramite l’utilizzo dei collaboratori scolastici e la nomina di supplenti.

Pretendere che i docenti partecipino ai corsi di aggiornamento e formazione fuori dell’orario di servizio o delle ore di attività aggiuntive (40+40) anche questo è un abuso, affidare incarichi senza una formale dichiarazione di disponibilità, (tutoraggio, coordinamento delle classi, responsabili di dipartimento, di plesso, di laboratorio) sono abusi. Negare un permesso verbalmente senza motivazione e mandare il messaggio verbale tramite i collaboratori scolastici è violazione della privacy, mettersi a gridare negli uffici, nei corridoi o nelle aule, rimproverando il personale ed i docenti, è un abuso.  Non rispettare le norme che stabiliscono il ruolo degli organi collegiali: C. dei D. e C. di I. e non attenersi alle loro decisioni, è un abuso. Non rispettare il ruolo delle RSU ed il CCII, è un abuso. In caso di contenzioso le conseguenze sono chiare: soccombenza della P.A.

Negli ultimi anni è cresciuto il contenzioso e le condanne dei DS sono aumentate considerevolmente.

Quale il senso di questa riflessione?

  1. Per i docenti, non accettare passivamente questi abusi, e rivolgersi ai sindacati, quelli liberi da sudditanza, es. quelli che non iscrivono i DS ed a cui non devono render conto;
  2. Far emergere il fatto che la Dirigenza scolastica cosi come è stata concepita, non funziona, e non funziona perché i DS non hanno la cultura di gestire il personale, non sanno creare ambienti accoglienti, usano il potere in modo improprio e non costruttivo. È chiaro ci sono sempre le eccezioni, ma anche il 20% delle scuole che sono gestite così (io dico però che purtroppo siamo intorno all’80%) è molto grave.

Per il bene della scuola e del futuro della società ritengo si debba intervenire, per primo formando una classe di Dirigenti seriamente, più preparata, competente e non attraverso un concorso articolato su quiz, ma sulla conoscenza di discipline e partecipando a corsi di formazione, che attribuiscano loro delle competenze specifiche in materie che aiutino a gestire il personale e a rispettare le norme vigenti.

Manca in Italia una scuola di formazione della dirigenza.

Lamezia Terme, Gennaio 2019

Il responsabile regionale per la Calabria della FGU Gilda-UNAMS

Prof. Antonino Tindiglia

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