Le contraddizioni che ha creato (e continua a creare) la legge 107 sono tante, troppe e nelle scuole si è ormai determinata una situazione difficile.
Ma i problemi più gravi si vedranno a settembre quando sarà chiaro a tutti che la legge cancella la titolarità sulla sede scolastica, senza neppure fare distinzione fra organico di diritto e organico dell’autonomia. E così anche un insegnante con 20-30 anni di servizio potrebbe trovarsi dall’oggi al domani a fare il “jolly”, due settimane in IIIA ad insegnare italiano, un mese nel plesso X per mettere in piedi il laboratorio teatrale e così via.
Intanto ci saranno i neoassunti (65mila in tutto) che verranno assegnati in prima battuta agli albi territoriali e che dovranno recarsi in pellegrinaggio dai dirigenti dell’ambito per ottenere un incarico.
Il bonus premiale andrà a regime e i dirigenti scolastici potranno “valorizzare” i docenti più acquiescenti e disponibili a “collaborare”.
Forse si aprirà il tavolo contrattuale ma siccome non ci sono soldi si potrà al massimo firmare un contratto sulla parte normativa, sicuramente peggiorativo rispetto a quello attuale.
Come uscirne?
La strada è una sola: intanto preparare il terreno per vincere la battaglia referendaria (le firme dovrebbero esserci, manca solo il via libera della Corte Costituzionale) e poi organizzarsi per fare ciò che era stato ventilato lo scorso anno ma che non si è realizzato anche per la mancanza di volontà dei sindacati del comparto.
In poche parole: sciopero generale del mondo della scuola già a ottobre con manifestazione nazionale a Roma, possibilmente in prossimità del referendum costituzionale in modo da mandare un segnale chiaro e netto al Governo che proprio a ottobre dovrà iniziare anche a discutere la legge di stabilità per il 2017.
E magari a quel punto il popolo della scuola potrebbe persino riuscire a spuntare modifiche significative alla legge 107.
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