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Titoli di studio e certificazioni “irregolari”: alle volte ne possono fare le spese anche studenti e docenti inconsapevoli

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Sui titoli di studio conseguiti all’estero o presso università telematiche o anche in istituti superiori parificati la confusione è notevole, e ormai i casi che finiscono nel mirino dei tribunali sono sempre più frequenti.
Sul “mercato”, reale o presunto, dei titoli di studio il ministro Valditara sta cercando di “fare pulizia” anche con indagini ispettive che in alcuni casi hanno portato persino alla revoca del riconoscimento della parità a istituti superiori in diverse regioni d’Italia.

Irregolarità che ricadono anche su studenti inconsapevoli

Alle volte, farne le spese sono spesso gli stessi “studenti” che, magari anche inconsapevolmente, si trovano coinvolti in situazioni complesse.
Come sta capitando ad una nostra lettrice che già qualche settimana addietro ci ha segnalato la situazione quasi kafkiana nella quale si sta trovando.
La questione è complicatissima ma ridotta all’essenziale sta in questi termini: la docente, precaria, presenta la domanda per essere inserita nelle GPS.
A questo punto, forse a seguito segnalazione anonima, l’Ufficio provinciale competente (siamo in Puglia) effettua una serie di accertamenti che portano a far ritenere che l’insegnante abbia volutamente dichiarato il possesso di una certificazione mai conseguita.

Vicenda complicata, con assunzione seguita da licenziamento


Ad ogni modo all’insegnante viene attribuita dall’Ufficio provinciale una supplenza annuale.
Nel frattempo proseguono gli accertamenti che portano alla apertura di un procedimento disciplinare che si conclude con la rescissione del contratto (sanzione che di fatto equivale al licenziamento) e con l’esclusione dalle GPS.
La nostra lettrice, attraverso un proprio legale, presenta ricorso e il giudice del lavoro le dà ragione in quando il titolo contestato non avrebbe comunque influito sulla sua posizione in graduatoria.
A questo punto, in esecuzione della decisione del Tribunale, la docente viene ri-assegnata ad una scuola della provincia.
Ciononostante l’Ufficio provinciale non dà esecuzione alla decisione del Tribunale contestando alla docente altre irregolarità relativo ad altro titolo di studio.

Va considerato anche che, proprio per dimostrare la propria buona fede, lei stessa in precedenza aveva già presentato un esposto contro il Polo universitario che le aveva rilasciato il titolo contestato, polo universitario sul quale, proprio in questi giorni, è in atto un’ampia indagine giudiziaria che ha già portato persino a qualche arresto.
“La questione è strana – racconta ancora la nostra lettrice – perché per alcuni altri docenti che si trovano in situazione analoga alla mia l’Ufficio provinciale non ha proceduto con il licenziamento ma si è limitato ad escluderli dalle GPS”.