Tizio, Caio, Sempronio e la Buona scuola

Tizio, al continuo avvicendarsi di governi e, più frequentemente di ministri dell’Istruzione, ha auspicato che questi ultimi, al momento dell’insediamento non si precipitassero in promesse innovative ancor prima di prendere concreta consapevolezza dei molteplici problemi del mondo della scuola. Sperava, in cuor suo che qualcuno, prima di fare annunci di non facile attuazione, prendesse coscienza della reale fattibilità di quanto indicato dai “suggeritori” di turno (non sempre disinteressati), e dei rischi di imboccare strade fuorvianti. Purtroppo questo suo auspicio non si è quasi mai avverato: i responsabili del dicastero di viale Trastevere, talvolta stimatissime persone di elevato spessore culturale, al loro insediamento hanno rilasciato promesse enfatiche ed avveniristiche, che poi raramente hanno lasciato una traccia duratura e significativa. Ad ogni inizio d’anno scolastico si presentano i vecchi problemi a cui se ne aggiungono di nuovi. Il che potrebbe essere comprensibile e fisiologico.
Quello che Tizio trova intollerabile è la mancanza di cautela nelle premature dichiarazioni che spesso portano a evidenti disillusioni e conseguente discredito alle istituzioni e a chi le rappresenta. Arriva a dubitare che i suddetti comportamenti non riguardino solo il settore di cui parla e sospetta che questo andazzo sia proprio della prassi politica nel suo complesso. E qui Tizio, consapevole della sua pochezza, si ferma e tace.

Caio è un professore che dopo venti anni di precariato è stato immesso in ruolo e destinato ad una sede lontana dalla famiglia. Il “posto in organico di diritto” gli è stato assegnato da un algoritmo di cui non è dato sapere nulla. Nonostante la distanza e le comprensibili difficoltà anche di natura economica si è regolarmente presentato nella scuola di destinazione. Ma sa che il posto che ha lasciato è libero e disponibile anche per le supplenze. Sa che può rientrare con una assegnazione provvisoria e, intanto è parcheggiato fin quando non saranno portate a termine,le procedure di competenza degli ex-provveditorati. Tra i single in trasferta nasce qualche amorazzo destinato ad interrompersi a fine settembre. Non può esserci nulla di serio perché non si può rinunciare all’assegnazione provvisoria richiesta e presto tutti torneranno a casa. I più seri cominciano a programmare e far lezione ma sa che la cosa finirà presto.

Sempronio è un funzionario-dirigente. Sa bene che la procedura è a dir poco cervellotica, firma decreti di annullamento dei precedenti decreti, si barcamena, ma deve ostentare sicumera ed ottimismo. Dice che tutto procede per il meglio e sulla scia delle dichiarazioni del Presidente, della Ministra e del Sottosegretario, ammette piccoli errori dovuti a una virgola spostata (ad una insegnante di francese erano stati attribuiti 485,00 punti anziché 48,500), che considera fisiologici, anche se ciò ha coinvolto più famiglie con conseguenti spese, stress e via dicendo).
Ma anche lui, con incarico temporaneo e lontano da casa “ha da campà pur isso”. E la scuola, la “buonascuola”, gli alunni, le famiglie? Boh!

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