Tribunapoliticaweb.it intervista il Sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, sulla questione delle scuole paritarie dopo le dichiarazioni del Premier Renzi per il quale occorre aprire un tavolo per analizzare le richieste che provengono da questo segmento della scuola italiana, dice che questo governo ha “dato una svolta vera con segnali precisi, anche se “ci sono sempre vari problemi e problematiche con cui confrontarsi, come ad esempio l’erogazione del contributo che lo Stato dà”
Per Tocafondi “bisogna affrontare il tema con realismo e con i conti alla mano. Innanzitutto in questo Paese si parla di scuole private, scuole di religiosi, scuole per ricchi, scuole confessionali. La scuola paritaria per essere tale deve avere il bollino dello Stato e deve sottostare a regole e controlli. Parliamo di 13.000 scuole, di 970.000 studenti, di 120-130mila fra docenti e personale non docente.”
“La scuola paritaria è una delle due gambe del sistema. Quella statale, con 9 milioni fra bambini e ragazzi, quella paritaria, con circa 1 milione. Se cede una delle due gambe, cede il sistema.”
“Quest’anno – precisa il sottosegretario – i contributi sono sempre stati a rischio. In questi tre anni abbiamo lavorato molto. Innanzitutto, abbiamo stabilito che il fondo non fosse limitato a un’annualità ma che, a partire dal 2016 sia un fondo stabilmente disponibile di anno in anno. Oltre a questo, il 2016 è il primo anno in cui abbiamo aggiunto 12 milioni di euro sulla disabilità. I costi per i 12.000 ragazzi con disabilità che frequentano queste scuole finora erano lasciati alla famiglia o alla scuola stessa. Abbiamo iniziato a invertire la rotta. Oggi sono erogati 1000 euro a ragazzo con disabilità. Il fondo, quindi, è arrivato a 512 milioni.
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“Per evitare ritardi”, continua Toccafondi nel corso dell’intervista a Tribunapoliticaweb.it, “abbiamo unificato il fondo e abbiamo rimesso tutto in capo al Miur. In conclusione, abbiamo messo in sicurezza il fondo, la tempistica, e l’erogazione e abbiamo aumentato il fondo rispetto a un’esigenza che finora nessuno aveva toccato, quella della disabilità”.
Mancherebbe solo l’effettiva parità sia economia sia normativa, ma, spiega il sotto segretario “vorrei riportare tutti su un terreno di maggiore realismo. Io vorrei avere la reale parità scolastica, ci credo, credo nella legge Berlinguer e vorrei si realizzasse. Dobbiamo, però, fare i conti con i processi democratici di questo Paese e con i numeri in Parlamento. L’anno scorso abbiamo recuperato 12 milioni di euro sulla disabilità, era chiaro il nostro progetto, ma abbiamo avuto comunque le barricate. Parlare del costo standard vorrebbe dire mettere in discussione l’intero percorso scolastico. Sono disponibile a dialogare sul tema del costo standard, ma non so come potrà affermarsi questa proposta in questo Paese in questo momento.
“Le barricate sono molto alte e trasversali. Noi facciamo fatica a far comprendere che i 500 milioni di euro non sono un regalo alla scuola privata ma sono un contributo alla parità scolastica. Pensiamo solo che se le paritarie dovessero chiudere domattina occorrerebbero altri 6 miliardi di spesa”. Mentre bisogna “tentare di fare il possibile per aumentare le risorse sia sulla disabilità, sia sulla gestione ordinaria, sia aumentare per quanto possibile le detrazioni fiscali alle famiglie”, che “può portare in detrazione Irpef 400 euro di retta, risparmiando circa 80 euro fiscalmente effettive all’anno, a bambino, fino alle scuole superiori. Convengo che si tratti di un beneficio minimo, ma è un’inversione di tendenza. Dopo 70 anni di immobilismo, lo Stato inizia a riconoscere qualcosa alla famiglia che spende per l’educazione del proprio figlio in una scuola paritaria. Per ora lo vedo come un simbolo”.
“Stiamo anche intervenendo sui cosiddetti diplomifici. Ringrazio gli uffici scolastici regionali e i nostri ispettori, a breve presenteremo il lavoro di ispezioni che stiamo terminando e che farà vedere che si può essere per la parità e contro i diplomifici.
Stiamo facendo tanto, ma concordo con il presidente Renzi nel dire che questo è un momento di svolta. Questo mondo di 13mila scuole, 120mila lavoratori e quasi un milione di bambini e ragazzi ha bisogno di serietà ma soprattutto di certezze”.
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