Il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, intervistato da ischool.startupitalia.eu, non nasconde i problemi, ma striglia i docenti perché l’alternanza non può e non deve essere improvvisata.
«Vogliamo fare una alternanza vera, nel primo anno ho visto molte esperienze positive e alcune cose che non vanno. Nel primo anno di attuazione 652.641 gli studenti hanno fatto esperienze in alternanza, ben il 139% in più rispetto al 2014/15. Delle classi terze, quelle che rientrano nell’obbligo previsto dalla legge, parliamo di 455.062 studenti su 502.275 iscritti, il 90,6% del totale. Le scuole che hanno fatto Alternanza sono passate dal 54% al 96%. I percorsi di Alternanza attivati hanno registrato un +154%, passando dagli 11.585 del 2014/2015 ai 29.437 del 2015/2016. Le strutture ospitanti coinvolte sono state 149.795: +41% rispetto all’anno precedente. Sono dati che stanno a significare che le scuole hanno percepito l’utilità di tale proposta. L’alternanza è scuola a tutti gli effetti, per questo è curriculare, obbligatoria».
E se al Sud è difficile trovare aziende disponibili ad accogliere i ragazzi.
«Chiediamo alle imprese di accogliere i ragazzi e di seguirli in percorsi di vera alternanza, intanto dobbiamo aprire nuovi spazi per l’alternanza. Come Miur abbiamo firmato 40 protocolli nazionale e 60 regionali, avviato con Unioncamere il registro nazionale delle imprese in alternanza, creato un sito internet http://www.istruzione.it/alternanza/index.shtml dedicato all’alternanza dove si possono vedere esempi di alternanza creati dalle scuole ma anche quali sono le domande che in questo anno sono arrivate dalle scuole, dai ragazzi dalle famiglie e le risposte. Abbiamo aperto utili collaborazioni con Musei nazionali, parchi archeologici, associazioni nazionali, grandi imprese, amministrazioni comunali, enti no-profit e federazioni sportive, tutte con rappresentanza nazionale in modo da aiutare tutte le realtà scolastiche. Abbiamo inserito nella legge di Bilancio 2017 la possibilità di assumere, entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio, studenti che hanno svolto, presso il medesimo datore di lavoro, percorsi di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, godendo di un esonero contributivo (massimo di 3.250 euro annui per 3 anni). Mi auguro che incoraggiati anche da questo, possano aprirsi le porte ai giovani che fanno alternanza anche in quelle aree, senza dimenticare che anche al Sud dove il sistema produttivo è più rarefatto è possibile instaurare rapporti virtuosi ».
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E ai critici dell’esperienza, il sottosegretario risponde che «La scuola è il luogo della conoscenza, si forma la coscienza critica, si diventa grandi, adulti. Ma questo percorso lo si può e lo si deve fare anche attraverso l’esperienza. Le competenze e le conoscenze possono stare insieme come stanno insieme nella vita di tutti i giorni. Riconoscendo il valore dell’imparare facendo e avendo l’opportunità di colmare il gap tra la teoria e la pratica, i ragazzi che tornano dagli stage, solitamente, sono molto più motivati anche nello studio, e avranno sicuramente scoperto nuove attitudini e forgiato parte del loro carattere. È un errore pensare che in ambito lavorativo non si cresca come uomini. La pratica sviluppa la capacità di comprensione del contesto in cui si opera. Questo è il cuore del pensare a partire dall’esperienza.
L’italiano, la matematica, le lingue straniere rimangono e a questo vengono affiancati percorsi in cui si apprende in ambito lavorativo ciò che si è imparato in teoria, questo non è alternativo alla crescita del singolo ma è complementare».
«L’alternanza è scuola a tutti gli effetti ma, perché sia così, però, occorre che sia fatta bene che sia un vero percorso formativo di crescita, personale, vocazionale e, soprattutto, che porti all’acquisizione di competenze concrete e spendibili nel mondo del lavoro. Per questo abbiamo stanziato circa 6 mln per la formazione di circa 35.000 insegnanti e dirigenti scolastici in tutti gli istituti secondari di II grado. Inoltre, a breve, sarà operativa la “carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza” che garantirà agli studenti, oltre al diritto di un’informazione chiara e trasparente sulle attività che andranno a svolgere presso le strutture ospitanti, il diritto al riconoscimento degli apprendimenti conseguiti nelle fasi formative teoriche e pratiche che saranno loro certificate come competenze».
Sulle critiche per aver aperto le porte a McDonald’s, Toccafondi non ha dubbi: «L’alternanza non è un ragazzo che frigge le patatine. L’alternanza è un ragazzo che capisce come è difficile gestire un luogo di lavoro, organizzare i turni, le mansioni, la formazione; vedere l’organizzazione della cosiddetta catena del freddo, le regole e le prassi della sicurezza degli alimenti. Come si gestisce un ristorante in franchising, i turni di lavoro, l’accoglienza clienti e la differenza tra le diverse clientele. Se un ragazzo ha scelto una scuola con un indirizzo specifico che porta a questi mestieri o professioni, andare in alternanza sarà solo utile a prescindere dal nome dell’azienda. Saranno gli istituti scolastici a concordare le specifiche modalità di implementazione del progetto e la struttura e la flessibilità del medesimo. Ritengo una grande opportunità la possibilità di effettuare l’alternanza scuola lavoro presso una grande azienda che può offrire strumenti. I ragazzi non sono né bamboccioni, né privi di senso critico. Sanno farsi una idea bene precisa delle cose e sceglieranno la loro strada. Noi però dobbiamo fargli fare esperienze, guidati da adulti, della realtà».
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