“È colpa della scuola se abbiamo due milioni di Neet, che aspettano non si sa bene cosa e che sono il frutto più drammatico di questo momento”.
Sono destinate a destare più di qualche reazione le parole pronunciate dal sottosegretario Gabriele Toccafondi, venerdì 8 aprile, intervenuto al convegno organizzato al centro Elis di Roma, alla presenza di diversi amministratori delegati d’azienda.
Per il rappresentante di Governo, gli istituti scolastici trascurerebbero un aspetto fondamentale per la formazione e la vita dei nostri giovani: la cura della loro vocazione e, di conseguenza, delle loro professioni.
“La scoperta di cosa si potrebbe fare da grandi – ha detto Toccafondi – si capisce nella scuola ed è fondamentale, solo che finora è stata messa sempre all’ultimo posto”.
“A scuola si diventa adulti, si diventa maturi, si forma una coscienza critica, insomma si cresce e si diventa uomini. Le scuole sono o dovrebbero essere i migliori incubatori delle idee di questo Paese. Sono invece, oggettivamente, le tombe delle vocazioni dei nostri ragazzi”.
E ancora: “voi del mondo del lavoro, continuate a dire e ribadire che i ragazzi non hanno le competenze, sono deboli sulle competenze. ha proseguito il sottosegretario.
“Siamo ripartiti dal fatto che la scelta del percorso scolastico è principalmente vocazione per i ragazzi e abbiamo iniziato a pensare a nuove forme di aiuto ai ragazzi per far scoprire loro le capacità, le potenzialità e i loro talenti. L’alternanza prevista nella legge Buona Scuola deve essere tradotta in “far fare esperienza ai ragazzi”.
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Per scoprire il proprio talento e la propria vocazione è necessario uscire dalla scuola e dalla classe, entrare in azienda, stare con un capo reparto e con un artigiano e scoprire che quello che abbiamo studiato in teoria per quattro anni sui libri ha un senso. È una scoperta di sé”, ha concluso Toccafondi.
IS e Terna hanno riunito un’alleanza tra le imprese che durante l’incontro hanno annunciato il loro impegno concreto per l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro. Diverse sono le aziende che si sono impegnate ad offrire ai giovani l’opportunità di lavorare in azienda prima della conclusione degli studi, tra queste: Autogrill, MPS, Benetton, Terna e Nissan. L’Italia, secondo gli ultimi dati OCSE, ha il primato della mancata corrispondenza tra le qualifiche e il lavoro svolto. Si stima che se l’Italia riuscisse a ridurre tale incongruenza, la produttività aumenterebbe del 10%.
Va ricordato, che completezza, che negli ultimi anni le scuole hanno dovuto fare fronte ai progetti didattici di alternanza scuola-lavoro (obbligatori negli istituti tecnici e professionali, e diventati tali anche nei licei con la Legge 107/15), attraverso finanziamenti sempre più ridotti. Rispetto alle quote fornite dallo Stato a fine millennio, le sovvenzioni per coinvolgere esperti esterni e realizzare stage in azienda sono diventati la metà della metà (se non meno). Ora, dire che una scuola ha colpa dell’alto numero di Neet per il mancato coinvolgimento degli allievi con il mondo del lavoro, dopo essere state abbandonate al loro destino dai vari ultimi governi, non sembra un punto di vista obiettivo né costruttivo.
Se, invece, il sottosegretario si riferisce al mancato feeling delle scuole con le aziende, dovuto alla ritrosia di una parte dei docenti e dei dirigenti scolastici ad avviare dei rapporti, allora il discorso cambia. Ma ciò non toglie che “senza soldi non si fa messa…”.
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