Sui social è un susseguirsi di offese nei confronti di tutta la classe politica, nessuno escluso. Sotto ogni articolo che parla di scuola, in particolare in questo periodo pre-elettorale, le parole utilizzate contro i politici di ogni schieramento, vengono scagliate come sassi. Le riflessioni spesso insensate e di basso spessore denotano una scarsa informazione e sono un intreccio di odio, ignoranza e livore. E questa sarebbe la fotografia dell’attuale categoria insegnanti?!
Sono dispiaciuta, ma io da maestra, al momento ancora precaria, mi dissocio da questo comportamento vergognoso e inaccettabile. Docenti precari e non che costantemente si esprimono con toni violenti, arroganti e che fanno richieste in modo pretenzioso al primo politico che passa di lì dopo averlo insultato fino a pochi minuti prima?! La cosa che più mi rattrista non è soltanto vedere una totale disaffezione alla vita politica ma anche l’insulto utilizzato al posto di un’opinione argomentata. I politici non sono tutti uguali, anche all’interno dello stesso partito, tra un esponente e l’altro, ci sono differenze abissali, sia dal punto di vista comportamentale che caratteriale. Con i modi poco gentili, attraverso i quali, i docenti si esprimono sempre più spesso, rischiamo di perdere il supporto anche di chi non si è mai sottratto ad ascoltare e ad accogliere le nostre richieste di aiuto.
La scuola è in macerie e la colpa di questa rovina non è imputabile a una sola persona o a un partito soltanto, una parte di responsabilità in tutto questo, ce l’hanno anche i sindacati e la nostra categoria, colpevole di non essere mai stata in grado di camminare unita per il riconoscimento e la tutela dei propri diritti. Ogni docente grida per se stesso: per ottenere il posto fisso vicino a casa, per l’abolizione del vincolo, per l’aumento stipendiale, per le graduatorie a esaurimento, è una richiesta continua e costante quasi ossessiva e vessatoria, come se gli esponenti politici avessero la bacchetta magica per far risorgere in pochi minuti la Scuola Pubblica dalle ceneri e per accontentare tutti gli insegnanti di ogni categoria, come se ogni richiesta fosse attuabile e ci spettasse di diritto. Dovremmo capire che cosa chiedere, come farlo e prima di farlo, ritornare ad amare e a credere nella politica. Cosa volete dimostrare quando “gridate” su Facebook che non voterete nessuno se poi andate a scrivere sulle pagine degli esponenti politici più attivi sui social una richiesta o l’altra?! Coerenza e anche un esame di coscienza.
Siamo sicuri che ognuno di noi meriti il posto in una classe? Abbiamo tutti la preparazione e la vocazione per l’insegnamento oppure la scuola è diventata il “rifugio dei poveri” perché in Italia non è possibile lavorare in altri settori?! Al concorso ordinario per la scuola primaria ho incontrato candidati laureati in geologia, filosofia, archeologia, tutti con una laurea importante in mano e in fila per la scuola primaria. Ora mi chiedo: se tutte queste persone avessero avuto la possibilità di lavorare nel proprio settore, avrebbero mai scelto di lavorare in una scuola primaria?! Onestamente sono perplessa e lo vedo dai comportamenti che molti docenti adottano in classe e nei confronti dei bambini più ribelli. Triste è anche sventolare la laurea con aria di superiorità e utilizzare la parola ossimoro solo per insultare un determinato partito.
Francesca De Martin
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