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Torna a novembre “Cuore” di De Amicis

Al di là delle polemiche sui pregi letterari ed artistici del libro e sui valori di cui è stato portatore, che nel corso degli anni non sono mancati, la fiction di Canale 5 sollecita oggi valutazioni meno cariche di posizioni ideologiche ed un’attenzione nuova per i tempi e la società in cui l’opera deamicisiana ha visto la luce e la massima diffusione. Si parlò di un milione di copie tra il 1886 ed il 1923.
È significativo, ancora oggi, sottolineare come in pieno clima positivista e di enfasi dei metodi naturalistici, fisico-speriementali e della svolta antimetafisica all’interno delle scienze umane, De Amicis abbia saputo costruire un modello di piccolo Italiano fuori da ogni influenza, sia di quelle delle scienze che di quelle confessionali della Chiesa, facendo leva sul valore degli affetti per la formazione dei cittadini, sul ‘cuore’, insomma.
"Cuore" ha espresso una sensibilità lontanissima dal modello di educazione cattolico-liberale. In esso non c’è posto, pur senza alcun rancore anticlericale, per la fede cristiana, appena abbozzata, come pure per le pressioni positiviste.
Alla scuola, che rappresenta l’ampia cornice del suo mondo, con le sue regole e la sua disciplina, De Amnicis affidò  il compito della stessa  socializzazione nazionale. Per questo non parla di carità, ma di beneficenza, non di educazione curata dal prete, ma affidata al maestro, non più nel seminario e nel collegio, ma che si realizza a scuola, di esercizi fisici che prendono il posto di quelli spirituali ecc.
Il modello educativo che "Cuore" ha portato avanti fu quello che faceva riferimento all’educazione intesa come educazione ‘morale’ in cui si esaltano i valori del dovere, dei sacrifici, del rispetto dei superiori, della solidarietà, della famiglia in quanto cellula della società, del dolore come espiazione ecc. e si esalta la formazione di un Italiano decisamente laica fondata sui sentimenti moderni quali la patria, i martiri e affidata all’educazione nazionale che viene, particolarmente, esaltata.
Rileggere il libro, pur con tutte le riserve che bisognerà esprimere per la fiction televisiva,  può essere occasione propizia per riflettere sulla nostra società e sulla scuola di oggi.

Giuseppe Guzzo

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