Mercoledì 26 aprile è tornata al lavoro, prima del previsto. Ma non ha messo piede in classe. E con ogni probabilità non ci tornerà più, almeno per insegnarvi.
Si tratta della professoressa veneta di inglese, F. P., destinata al licenziamento dopo le pesanti frasi razziste ‘postate’ sul suo profilo Facebook lo scorso autunno contro i migranti e i bambini musulmani.
Nei giorni scorsi, il legale della donna ha trovato l’accordo con l’Usr che aveva avviato il procedimento disciplinare.
Le parole della docente, che dalle indagini sono state addebitate in modo inequivocabile alla docente del Liceo Marco Polo di Venezia, hanno subito reso la sua posizione difficile: ‘bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani – aveva scritto l’insegnante – tanto sono tutti futuri delinquenti’ e che a proposito dei naufragi dei migranti affermi ‘speriamo che affoghino tutti… che non se ne salvi nessuno’, ‘mi dispiace che qualche profugo si salva’, ‘almeno morissero tutti’; che aggiunga ‘bruciateli vivi’, ‘ammazzateli tutti’.
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Il caso fece scalpore. Qualche giorno dopo che divvenne di pubblico dominio, Sinistra Italiana arrivò a presentare un’interrogazione all’allora ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
Oggi Celeste Costantino e Giulio Marcon, primi firmatari di quella richiesta diretta al titolare del Miur, esprimono “solidarietà a Renata Mannise, che ha segnalato la vicenda e che si è vista additata come ‘opportunista’ mentre è proprio la decisione dell’Ufficio provvedimenti disciplinari del Miur che conferma l’incompatibilità tra l’atteggiamento di incitamento all’odio razziale con il ruolo educativo dei docenti“.
Poi, i due politici concludono: “abbiamo appreso del suo reintegro e riteniamo che sia giusta la decisione di reintegrarla in una funzione amministrativa che la esuli dalle sue funzioni educative“.
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