Giulio Tremonti si rimette in gioco in politica candidandosi nelle prossime elezioni politiche del 25 settembre. L’ex ministro dell’Economia non farà però parte né di Forza Italia, con cui è stato a lungo legato, e nemmeno della Lega, ultimo suo partito: Tremonti si presenterà nelle liste di Fratelli d’Italia, il partito che i sondaggi indicano come favorito. L’annuncio è arrivato durante la trasmissione ‘Mezz’ora in più’ in onda su Rai3.
Alla giornalista Lucia Annunziata ha detto: “Sì, mi candido. Lunedì sarà tutto pubblico”. “Se vuole tolgo il ‘direi’ e dico sì'”.
Su di lui incalzano giù voci di un ritorno al ministero dell’Economia in via XX Settembre (sarebbe la quinta volta, quattro tutte con Berlusconi premier), ma c’è anche chi parla (leggiamo dall’Ansa) di un suo possibile debutto a Palazzo Chigi.
E lui non si nasconde: già sembra esprimersi da ministro o forse anche qualcosa di più. “Se dipendesse da me, la prima voce dell’alfabeto che metterei giù è la B di bollette perché l’autunno si aspetta molto duro”.
Già il Governo Draghi, aggiunge, “credo che dovrebbe togliere la tassazione sull’energia, almeno sulle bollette basiche”.
La candidatura di Giulio Tremonti scatena immediatamente le reazioni del Centro-Sinistra. Vale per tutti la sintesi di Anna Ascani, vicepresidente del Pd e sottosegretaria allo Sviluppo economico: “Stanno candidando Giulio TREMONTI – quello che ha tagliato 3 miliardi alla sanità e 8 miliardi alla scuola, quello che ci ha portati a un centimetro dal default – e parlano dei post sui social dei candidati degli altri”, dice la dem.
Per quanto riguarda l’Istruzione, il riferimento di Ascani è all’ultimo Governo Berlusconi, di cui Tremonti era responsabile del Mef: quello che, con Mariastella Gelmini a capo del ministero di Viale Trastevere, a seguito dell’applicazione della Legge 133 del 2008 spazzò via diverse ore settimanali di lezioni, i docenti specializzati alla scuola primaria, tante compresenze, almeno 3 mila istituti autonomi, oltre 100 mila insegnanti e 40 mila Ata.
Durante il suo mandato a Viale XX Settembre fu anche deciso di sospendere per un triennio la progressione stipendiale automatica dei docenti, l’unica forma di carriera del corpo insegnante: poi, alla fine il taglio si concentrò sul 2013, che ancora oggi rimane fuori dalla ricostruzione di carriera e viene giustamente reclamato da tantissimi addetti ai lavori.
Nessun Governo nel corso degli ultimi dieci anni è riuscito a cancellare quelle norme. E nemmeno a scalfirle. Vale per tutti l’eccesso di alunni per classe che ha prodotto gruppi-classi anche oltre i 30 alunni e che tanto hanno fatto discutere, soprattutto dopo l’avvento del Covid. Anche questi parametri, innalzati sempre dell’ultimo governo Berlusconi-Tremonti, malgrado le tante promesse e ddl presentati, sono rimasti immutati.
Ora, se Giulio Tremonti dovesse davvero tornare a dirigere il ministero dell’Economia e delle Finanze, è assai probabile che nei prossimi anni non sarà certo lui al Governo a delegittimare la più grande spending review adottata sulla scuola negli ultimi decenni.
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