A seguito delle iniziative di protesta negli Atenei e della mobilitazione di docenti e ricercatori culminata nello sciopero nazionale del 2 marzo, nonché della conseguente interruzione da parte della Conferenza dei rettori della trattativa nel "tavolo tecnico" con i rappresentanti del Miur, il disegno di legge delega sullo stato giuridico dei docenti universitari è stato rispedito all’esame della commissione Cultura, dopo che già il 21 febbraio alla Camera era iniziata la discussione del provvedimento, per la verità contestato anche in alcuni settori della stessa maggioranza.
La riforma prospettata prevede due fasce di docenti, con la messa ad esaurimento del ruolo di ricercatore. Quello che viene richiesto dalla gran parte del mondo accademico è, invece, come sottolineato in un documento dell’Andu (Associazione nazionale docenti universitari), "una terza fascia non ad esaurimento, nella quale continuare a effettuare il reclutamento dei docenti e con la quale riconoscere agli attuali ricercatori la piena docenza, che di fatto stanno svolgendo".
Tra le contestazioni mosse al progetto di riforma della docenza universitaria, anche "l’abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito", "il ricorso ad incarichi a tempo determinato per i posti di prima e seconda fascia, dopo un lungo percorso di precariato" e più in generale la "minaccia all’autonomia dell’Università pubblica".
Alla luce dell’apertura del ministro Moratti a ridiscutere i termini del disegno di legge delega, le varie componenti interessate hanno deciso di rinviare a data da destinarsi l’ulteriore manifestazione nazionale fissata per il 15 marzo. Ma viene mantenuto "lo stato di agitazione negli Atenei", anche perché il relatore Mario Pepe, di Forza Italia, augurandosi che il rinvio non preluda al "de profundis definitivo alla riforma", ha invitato la commissione ad un serrato confronto con tutte le parti coinvolte, con la prospettiva comunque di "calendarizzare il testo in Aula per la metà di aprile".
Sulla necessità di un confronto sono d’accordo tutti, solo che dagli Atenei, compresi quasi tutti i rettori, si chiede il ritiro del disegno di legge delega e il passaggio alla legge ordinaria così da permettere, su una materia delicata, un dibattito parlamentare con tempi meno serrati.
Per il momento, il provvedimento riprende l’iter in commissione.
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