Torna nel decreto semplificazioni l’ipotesi di attribuire al Governo una delega in materia di istruzione. Secondo quanto si legge nella relazione introduttiva al provvedimento “l’articolo 2 disciplina la delega al Governo per l’adozione, entro due anni, di decreti legislativi contenenti disposizioni anche modificative della disciplina vigente, per il riordino, l’armonizzazione e il coordinamento di tutte le norme legislative e regolamentari in materia di istruzione, università e ricerca (…) ivi compresi gli organi collegiali della scuola”.
Si tratta di quella stessa delega che, secondo una dichiarazione di qualche settimana fa del ministro Carrozza, sarebbe stata di fatto “superata” ma che, portata in esecuzione potrebbe cambiare il volto del nostro sistema di istruzione.
C’è anche chi, come Stefano d’Errico di Unicobas, parla senza mezzi termini del rischio che il provvedimento possa cancellare (o almeno affievolire in qualche misura la libertà di insegnamento).
Secondo Unicobas, i decreti applicativi della delega potrebbero “aprire la strada alla definitiva trasformazione delle scuole pubbliche in fondazioni gestite privatisticamente da consigli di amministrazione (e non più dal consiglio di istituto), presieduti dal dirigente scolastico (e non più da un genitore), nonché alla valutazione discrezionale del personale da parte del dirigente medesimo e di enti privati ed all’assunzione diretta di docenti ed Ata fuori da ogni graduatoria pubblica (come nelle scuole paritarie)”.
D’Errico si sofferma in particolare sulla questione dello stato giuridico del personale della scuola. La delega infatti prevede che uno dei decreti applicativi definisca con precisione i rapporti tra le diverse fonti di disciplina pubblicistica e negoziale.
“Ma – sottolinea il segretario nazionale di Unicobas – il Governo che, non dimentichiamolo, è anche parte datoriale, interverrà, senza alcuna mediazione, sull’assetto contrattuale. Si tratta della definitiva privatizzazione del rapporto di lavoro, con l’eliminazione di ogni autonomia professionale e la totale subordinazione disciplinare, ancora una volta, alla discrezionalità dei dirigenti scolastici, secondo una logica aziendalista ed impiegatizia che nulla ha a che fare con una comunità educante e non mancherà di aprire la porta a forme di valutazione altrettanto discrezionali”
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