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Torna la meningite: uno studente in rianimazione in Veneto, è “caccia” a compagni e docenti perchè prendano l’antibiotico. Ogni anno 20 casi fatali

Con l’arrivo delle piogge e del vero autunno torna lo spettro della meningite. C’è un caso di un diciassettenne di Quero, in provincia di Belluno, ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Feltre per meningite da Meningococco: le condizioni cliniche del giovane, ha fatto sapere l’Ulss 1 Dolomiti, sono impegnative, con monitoraggio costante.

Alla ricerca dei “contatti” degli ultimi giorni

Nel frattempo si prevede la somministrazione di una dose di antibiotico, a scopo preventivo, ai contatti stretti scolastici ed extrascolastici: il Dipartimento di Prevenzione, scrive l’Ansa, sta rintracciando tutte le persone che hanno avuto contatti stretti con il giovane nei sette giorni precedenti l’inizio della sintomatologia.

Le ricerche riguardano anche i compagni di scuola e gli insegnanti dell’istituto superiore frequentato dal ragazzo ricoverato: coloro che hanno avuto “contatti” con il giovane ora in rianimazione, all’interno dell’istituto professionale di Valdobbiadene, nel bellunese, va infatti proposta la profilassi antibiotica.

In media 20 casi fatali l’anno

La meningite – molto spesso di origine infettiva e che si manifesta con un’infiammazione delle membrane che avvolgono cervello e midollo spinale, le meningi appunto – in Italia in media fa registrare un’incidenza annuale di 23 casi per ogni milione di abitanti, con un migliaio circa di casi riscontrati.

Fortunatamente, i numeri sulle conseguenze della meningite che risultano fatali rimangono assai ridotti: le statistiche degli ultimi anni ci dicono che abbiamo assistito a non oltre 20 decessi (sempre nell’arco di 12 mesi).

Antibiotici sempre meno efficaci?

Nel frattempo, però, sembra che gli antibiotici per il trattamento delle infezioni comuni tra i bambini e i neonati abbiano perso efficacia in gran parte del mondo: il motivo deriverebbe dagli alti tassi di resistenza acquisiti dai patogeni. Secondo una ricerca realizzata dall’Università di Sydney e pubblicato sulla rivista Lancet regional Health— Southeast Asia, incentrato sull’analisi di 6.648 campioni batterici provenienti da 11 paesi e 86 pubblicazioni sul tema, risulta che diversi antibiotici raccomandati dall’Oms hanno un’efficacia inferiore al 50% (più che dimezzata) nel trattamento di infezioni pediatriche come polmonite, sepsi e la stessa meningite.

La responsabile dello studio, Phoebe Williams, ha detto che “la resistenza agli antibiotici sta aumentando più rapidamente di quanto realizziamo: abbiamo urgente bisogno di nuove soluzioni per fermare le infezioni multiresistenti e le morti evitabili di migliaia di bambini ogni anno”.

“I risultati – hanno spiegato i ricercatori – dimostrano che le linee guida globali sull’uso degli antibiotici sono obsolete e vanno aggiornate, quelle dell’Oms più recenti risalgono al 2013”, tanto che “la resistenza antimicrobica è una delle dieci principali minacce globali per la salute pubblica”.

La ricerca ha rivelato che “la copertura fornita dalle aminopenicilline nella sepsi/meningite neonatale è stata di appena il 26%”.

Inoltre, “il ceftriaxone (ampiamente utilizzato per trattare molte infezioni nei bambini, come la polmonite e le infezioni del tratto urinario) è probabilmente efficace nel trattare solo un terzo dei casi di sepsi o meningite nei neonati. Un altro antibiotico, la gentamicina, è risultato efficace nel trattare meno della metà di tutti i casi di sepsi e meningite nei bambini.

Alessandro Giuliani

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