Torna a prendere corpo la protesta di una parte consistente del mondo della scuola contro i tagli e la riforma della scuola superiore volute dalla maggioranza: per cinque giorni, a partire da mercoledì 10 fino a domenica 14 marzo, sarà un susseguirsi di manifestazioni e sit in tenute associazioni, movimenti, partiti politici, sindacati, studenti e genitori. Teatro principale della protesta sarà il ministero dell’Istruzione, dove confluiranno buona parte delle iniziative.
I primi a scendere in piazza saranno, mercoledì 10, due associazioni che tutelano i docenti tecnico pratici: “Conitp” e “Adesso scuola” assedieranno viale Trastevere, dalle 8,30 alle 14,00, rivolgendosi però in particolare alle Regioni (a cui la riforma delle superiori affida un ruolo decisivo nello sviluppo dell’offerta formativa degli istituti professionali) a cui nelle prossime settimane spetterà il non facile compito di individuare i “paletti” attorno a cui definire l’offerta formativa dei professionali. A tal proposito le due associazioni vogliono garanzie per le ore di laboratorio, soprattutto delle scuole alberghiere: il timore è che possano essere assorbite dai tagli al piano dell’offerta settimanale che ogni scuola attuerà e, in casi limite, dirottate agli esperti esterni. Senza contare che l’abbattimento di ore si riverserà, inoltre, sugli assistenti tecnici: anche loro destinati a ridursi sensibilmente.
Le associazioni dei tecnico-pratici sono inoltre preoccupate per “l’aumento della dispersione scolastica, soprattutto nelle aree a rischio del sud Italia, visto che i professionali alberghieri con la specificità delle attività di laboratorio, oggi rappresentano il punto di forza della formazione professionale, risolvendo – concludono le associazioni – gran parte della dispersione scolastica“. Il giorno dopo, giovedì 11, sarà la volta del Partito democratico: i dirigenti del principale raggruppamento d’opposizione incontreranno insegnanti, studenti, famiglie e associazioni. L’intento della giornata sarà quello di chiedere al Governo “una scuola pubblica di qualità”.
L’apice della protesta si toccherà però venerdì 12, quando entreranno in scena i sindacati: nella stessa giornata dello sciopero generale della Cgil, si fermeranno Flc-Cgil, Cobas, Unicobas e Anief. La mobilitazione arrecherà diversi problemi per il traffico della capitale a causa dei diversi cortei in programma. I lavoratori della conoscenza della Cgil si uniranno ai manifestanti degli altri comparti. I Cobas si incontreranno in piazza della Repubblica alle 10, da dove si muoveranno fino al ministero dell’Istruzione. L’Unicobas ha dato invece appuntamento agli iscritti, sempre a partire dalle 10 in largo Chigi.
Sempre il 12 è previsto in ritorno in piazza anche degli studenti. Che per dare più forza alla protesta hanno deciso di muoversi “a coppie”. Il primo raggruppamento sarà rappresentato dall’Unione degli studenti e dal Link-Coordinamento universitario, che hanno organizzato decine di cortei ed iniziative pubbliche (a Milano in Largo Cairoli, a Roma in piazzale Flaminio, a Napoli in piazza Garibaldi) all’insegna dello slogan “Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli!“. Il secondo dall’Unione degli universitari e dalla Rete degli studenti medi, che occuperanno diverse piazze issando striscioni con su scritto”Le vostre tasse le paga il nostro futuro!“.
Confermata la presenza, sempre in occasione dello sciopero, di alcune associazioni di genitori: la `Rete di resistenza in difesa della scuola pubblica’ e il `comitatogenitori.it’ hanno chiesto alle famiglie di “non mandare i figli a scuola” e di portare davanti al ministero dell’Istruzione “un rotolo di carta igienica“, da adottare come simbolo della protesta.
Le contestazioni proseguiranno anche sabato 13 marzo, giornata durante la quale il Coordinamento scuole secondarie di Roma ha fissato un presidio davanti Miur: “contro la riforma delle superiori, l’emergenza finanziaria e i tagli in atto nel settore istruzione”, i rappresentanti degli istituti superiori capitolini Cavour, Mamiani, Morgagni, Kant e Talete si posizioneranno davanti al dicastero di viale Trastevere e distribuiranno una serie di volantini. Prevista anche una scena simbolo: la richiesta ai passanti dell’elemosina, per mettere in evidenza “lo stato di emergenza finanziaria in cui versano gli istituti pubblici che presentano un credito verso lo Stato per milioni di euro“.
La cinque giorni di proteste si concluderà domenica 14 marzo, con l’ultimo giorno di mobilitazione del “Coordinamento precari scuola”: l’organo di rappresentanza delle decine di migliaia di docenti e Ata non di ruolo annuncia, oltre ad una serie di manifestazioni a livello locale, che “assedierà il ministero dell’Istruzione per tre giorni dal 12 al 14 marzo, insieme agli altri comitati, collettivi e coordinamenti che in questi mesi si opposti dal basso al progetto di demolizione della scuola pubblica“.
Ma le tante proteste porteranno a qualche risultato? Diciamo subuto che è molto difficile pensare che il Governo torni sui suoi passi: la manovra finanziaria e la riforma dei licei, tecnici e professionali sono ormai provvedimenti acquisiti. Più probabile, invece, che le contestazioni possano orientare (attenuando la portata dei tagli) le prossime scelte del Governo. Soprattutto se, contemporaneamente, l’esame delle contestatissime regionali dovesse premiare il centro-sinistra.