Quando tutto faceva supporre che in Italia si tornasse in classe non prima di settembre, le decisioni di rientro breve prese in alcuni Paesi europei potrebbero rimettere in discussione tutto: il 15 aprile in Danimarca torneranno a scuola i bambini al di sotto degli 11 anni, mentre in Norvegia i più piccoli torneranno nelle scuole d’infanzia dal 20 aprile. Sono Paesi del Nord Europa, è vero. Ma come la mettiamo con la vicina Francia, dove mentre nelle stesse ore in cui si registra un nuovo record di decessi, 762 nelle ultime 24 ore, e il bilancio sale a 15.729 decessi, il presidente Emmanuel Macron annuncia che l’11 maggio torneranno a scuola i bimbi fino a 6 anni e poi man mano tutti gli altri.
La decisione dei francesi ha fatto “ringalluzzire” tutti coloro che non si erano mai rassegnati alla didattica a distanza per troppi mesi.
“Credo che i ragazzi debbano recuperare quantomeno un mese di scuola extra – ha detto l’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti -, non è di buon senso che l’anno scolastico sia già terminato in Italia quando in altri paesi non è così”.
Guardando proprio alla Francia, l’esponente dem ha detto di non capire “perché non si possa allora allungare l’anno scolastico, prevedendo che le scuole siano aperte nel mese di giugno e fino a metà luglio per consentire ai ragazzi di recuperare il tempo perduto e di rimettersi in pari con i programmi didattici, altrimenti il prossimo anno sarà durissimo, considerando che la didattica online è stata a macchia di leopardo sia per le carenze delle strumentazioni nelle famiglie, non tutte hanno pc e tablet e connessione veloce, che per la disomogeneità nella risposta delle scuole”.
“Inoltre – ha concluso Moretti – visto che le scuole sono chiuse mettiamole subito in sicurezza, facciamo la manutenzione e le riqualificazioni necessarie implementando anche la digitalizzazione: usiamo i 3 miliardi che l’Europa”.
Il concetto non è nuovo. A proporlo, per dire la verità senza seguito, è stato Matteo Renzi. E il 14 aprile il leader di Italia Viva ha rilanciato nella Enews: “Dicono tutti che sì, bisogna riaprire. E decidere come farlo. Solo che gli altri, che si sono organizzati per tempo, sono già partiti”.
“La Spagna ha ripreso attività che da noi restano chiuse – ha continuato Renzi -. La Germania ha continuato anche durante il lockdown a tenere aperte molte fabbriche. La Francia permetterà ai ragazzi di tornare a scuola a partire dall’11 maggio. Da noi invece purtroppo si procede in ordine sparso. Le Regioni dicono tutto e il contrario di tutto (ah, benedetto Titolo V! Prima o poi qualcuno proverà a cambiarlo di nuovo)”.
Intanto, però, i virologi non arretrano di un millimetro. “La scuola da noi resta chiusa, una prudenza in più non fa male”, ha ribadito anche nelle ultime ore Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), parlando a Radio anch’io su Rai Radio1.
“Vediamo nel bollettino numeri ancora alti. Il lockdown sta dando i suoi frutti, lo vediamo da modelli matematici e curve, la discesa però è molto lenta. Il numero dei morti è ancora alto, come possiamo dire aver superato la fase 1? Dobbiamo essere cauti”.
E il Governo sembra orientato a “sentire” più gli scienziati che guardare all’estero: oggi anche il sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro, che chiede una task force sulla ripresa a settembre, ha confermato che “l’ipotesi del non rientro a scuola sembra quella più largamente probabile”.
Anche nei giorni scorsi, la ministra Lucia Azzolina aveva detto che senza il via libera degli scienziati, quindi senza la totale sicurezza, non si sarebbe tornati in classe.
Lucia Ciampi (Pd) chiede “chiarezza su quando e come verrà riaperta la scuola. Gli annunci non chiari e contraddittori che si rincorrono da giorni stanno creando problemi a insegnanti e studenti”.
Pure l’opposizione ha comunque il sentore che non si tornerà a maggio e nemmeno a giugno. “L’anno scolastico è finito ma nel governo nessuno ha il coraggio di dirlo al paese”, ha ribadito Maria Stella Gelmini capogruppo di FI che chiede di approntare un Piano straordinario per settembre.
Sulla stessa linea la collega di partito Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza: “Macron ha annunciato la progressiva riapertura delle scuole. Forse è una scelta prematura, ma almeno ammette un problema, non tenta di nascondere la polvere sotto il tappeto come in Italia dove il governo e la ministra Azzolina dicono che va tutto bene”.
Infine, c’è da registrare che anche l’Unione europea parla di “Gradualità” e “coordinamento” per l’uscita dalla paralisi del coronavirus: ad illustrare il piano alla stampa, il 15 aprile, sarà la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
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